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Pitta sul dimensionamento scolastico: «C'è chi si lascia andare a spiritosaggini»

LUCERA – Il sindaco di Lucera Giuseppe Pitta ha inteso dare un seguito alla conferenza stampa tenuta lo scorso pomeriggio del 9 gennaio in Sala Giunta a Palazzo di Città ed è tornato oggi ad affrontare alcuni punti, primo fra tutti il dimensionamento scolastico. In una nota inviata agli organi di informazione precisa quanto segue:

«Preso atto che la questione della soppressione delle autonomie scolastiche non è ancora sufficientemente chiara a qualcuno, ritengo doveroso esporre alcune precisazioni.

In primo luogo continuo a sentire che io e la mia Amministrazione avremmo “deciso di non decidere”: affermazione palesemente falsa e infondata, e lo è per due ordini di motivi. Il primo è che non spetta al Sindaco o all’Amministrazione Comunale decidere quali autonomie scolastiche si debbano o non debbano sopprimere, dato che questa prerogativa è esclusivamente della Regione Puglia così come delle altre Regioni italiane. Il secondo è che al Comune e quindi all’Amministrazione che lo rappresenta è consentito, invece, esprimere pareri e osservazioni sulle proposte della Regione, corroborate da opportune motivazioni, cosa che è stata fatta con la Deliberazione di Giunta Municipale n. 172 del 26 settembre 2023, dove si è deciso di contestare ed opporsi alla soppressione di qualsiasi autonomia scolastica nel territorio di Lucera ampiamente motivando tale decisione. Qualcun altro avrebbe preferito che si decidesse di mantenere l’autonomia della Bozzini-Fasani sacrificando l’ITET, proponendone l’accorpamento al Convitto Nazionale Ruggero Bonghi, io e la mia Amministrazione abbiamo invece deciso di perorare la causa di entrambe le suddette autonomie e, alla fine, i fatti ci hanno dato ragione, nonostante qualcuno abbia espressamente detto, a favore di camera, "io non sposo cause perse" definendo tale la richiesta dell'amministrazione Lucerina di salvare entrambe le autonomie per ottime motivazioni.

Nella diretta che ho fatto qualche giorno fa ho citato un passaggio del verbale della conferenza di servizi inerente il dimensionamento scolastico degli istituti lucerini dove viene riportato chiaramente che l’ipotetico accorpamento dell’ITET al Convitto Nazionale presenterebbe un problema di conflitto, così c’è scritto nel verbale, con quanto disposto dal DPR 249/98. In effetti si tratta di un refuso nella trascrizione del verbale, perché il DPR al quale si fa riferimento nella conferenza è evidentemente il n. 233/98 (Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell'art. 21 Legge n. 59 del 16.07.97).

Mi scuso per aver commesso l'errore di leggere un riferimento normativo riportato erroneamente nel verbale di conferenza tra Provincia e Regione.

Nella sostanza il DPR 233/98 esclude dall’applicazione delle norme sul dimensionamento scolastico i Convitti Nazionali come il Ruggero Bonghi e lo stabilisce in maniera chiara ed inequivocabile all’art. 7, che riporto testualmente:

“Art. 7 – Esclusioni.

Le disposizioni di cui al presente regolamento non si applicano alle accademie di belle arti, di danza e di arte drammatica, ai conservatori di musica, agli istituti superiori per le industrie artistiche, alle scuole italiane all'estero e agli istituti di educazione, salvo il disposto dell'articolo 5, comma 5”.

Quindi alcuni istituti vengono espressamente esclusi dai piani di dimensionamento, salvo quelli di lingua slovena delle province di Gorizia e Trieste (di cui all’art. 5 comma 5).

Il Convitto Nazionale è un istituto di educazione ed è quindi escluso dall’applicazione della Legge. Come viene correttamente riportato nel verbale della conferenza, si parla di “conflitto” con la Normativa vigente a proposito dell’accorpamento dell’ITET al Convitto Nazionale.

Apprendo che c’è chi si lascia andare a qualche spiritosaggine leggendo il testo del DPR citato per errore nel verbale della conferenza di servizi e invece di prendersi la briga di verificare quale sia la normativa corretta, ne cita un’altra che non c’entra nulla con il dimensionamento delle istituzioni scolastiche, traendone conclusioni palesemente errate e per giunta con la pretesa di avere maggiori competenze in materia di istituzioni scolastiche rispetto alle autorità provinciali e regionali a tanto preposte. Un errore interpretativo della Norma può ben essere perdonato a chi non è del mestiere, ma quello che è inaccettabile è la presunzione di saperne di più degli addetti ai lavori, più di tutto e tutti oserei dire, ma a questo siamo purtroppo abituati».

Il Frizzo

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