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L'architetto Roberto Damiani: «Lucera: da città salotto a città giardino?»

“Lucera is so beautiful” ripete spesso la mia compagna ucraina-canadese mentre percorriamo il centro storico in una fresca mattina di luglio. In effetti, Lucera è meravigliosa, soprattutto all'alba, quando la città è ancora avvolta nel silenzio e i palazzi si stagliano contro un cielo blu limpido, quasi come in una scena teatrale. Forse sarà la nostalgia, ma almeno nelle vie principali del centro storico, sembra che la città tenga bene nonostante lo spopolamento e le recenti difficoltà economiche.

La nostra passeggiata diventa meno piacevole quando il sole inizia a scaldare troppo, costringendoci a interrompere le esplorazioni prima del previsto. Tornando a casa, non ho potuto smettere di pensare al futuro di città come Lucera di fronte al riscaldamento globale. Anche se l'aumento delle temperature nelle aree urbane è un problema che spesso tratto nelle mie lezioni di urbanistica, è comunque sempre sorprendente viverlo personalmente.

Come si potrebbe intervenire nello spazio pubblico? Lo scorso maggio ho visitato Città del Messico per la seconda volta. La mia prima visita era stata tra dicembre e gennaio di qualche anno fa con una temperatura gradevole intorno ai venti gradi. Ma questa volta la temperatura era intorno ai trenta. Nonostante questo, passeggiare è stato piacevole. Così ho cominciato a prestare più attenzione agli elementi che contribuivano a mitigare la calura: era una combinazione di alberi, siepi e cespugli. Ogni strada, almeno quelle nei quartieri centrali, aveva una copertura arborea molto fitta. Spesso le siepi e i cespugli sembrano avere più importanza dei pedoni costretti a camminare a zig-zag per evitare foglie tropicali e radici affioranti. La rete di strade alberate connette una serie di parchi di varia dimensione che offrono momenti di ombra e quiete. In alcune aree gli alberi sono molto alti, a testimonianza di una prassi urbanistica consolidata da secoli. Forse ispirati dalle strade consolari romane e dai giardini arabi, furono gli spagnoli i primi a usare il verde urbano per raffrescare e purificare l’aria della città moderna.

Città del Messico ha condizioni ambientali uniche: si trova su un lago a oltre duemila metri di altitudine. Lucera, invece, è lontana da fonti d'acqua e si trova a soli 250 metri circa sul livello del mare. Esistono le condizioni per un verde urbano ricco e vario come quello di Città del Messico? All'inizio ero scettico, ma altre passeggiate mi hanno fatto cambiare idea. Ci sono esempi di aree verdi con alberature uniformi, come i filari di querce su Viale Ferrovia o nella villa comunale, che sono ben curate ma mancano della varietà necessaria per funzioni ecologiche complesse come l'ombreggiatura e il sostegno alla biodiversità. Viale Castello è un altro esempio di strada alberata, ma gli alberi hanno chiome troppo rade e piccole. Il filare di tigli su Viale Dante funziona meglio. A farmi sperare sono stati i giardini privati, come quello in Via Giuseppe Pellegrino con un bellissimo pino di Norfolk, e soprattutto l’“oasi” urbana su Via Vittorio Veneto. Questi esempi dimostrano che le condizioni ambientali per una vegetazione varia e rigogliosa sono presenti.

Città come Lucera, soggette a rischi di temperature elevate, dovrebbero rivalutare il verde urbano non solo come elemento decorativo, ma anche per le sue funzioni ecologiche. Potrebbe essere utile ripensare vie principali come la circonvallazione, Via Porta Foggia, Via Appulo Sannitica, Via Pasubio, Via Ettore Cavalli e Via San Severo, che hanno sezioni stradali abbastanza ampie da ospitare specie vegetali capaci di ridurre le temperature, filtrare l’aria e diminuire il rumore in città.

E chissà se Lucera, da città salotto possa rigenerarsi diventando una città giardino.

Roberto Damiani, architetto
Assistant Professor of Architecture and Urbanism
University of Toronto

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