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Renato Gentile non è più tra noi. Ma restano il suo amore e il suo cuore per la città

Dopo la sconcertante notizia della scomparsa di Costantino Montuori, a distanza di oltre venti giorni da quel triste episodio oggi apprendo della morte di uno dei pochi uomini sinceramente innamorato della sua Lucera: Renato Gentile.

Un male incurabile l'ha portato via dai suoi affetti. Un dramma consumatosi in pochissimi mesi, da quest'estate.

Caro Renato, hai raggiunto Costantino che tanto di stimava ed apprezzava perché con lui condividevi l'amore vero per questa città. Sono ancora vive le tue testimonianze sul tuo profilo Facebook attraverso quei post per te e per molti altri dolorosi nell'aggiornarci sulla continua emorragia che faceva e tuttora fa registrare il calo della popolazione e della vita palpitante di Lucera, città che forse molto più di altri studiosi noti tu conoscevi a fondo. Lo facevi con umiltà ed in silenzio, raccontando ogni angolo della storia antica e recente della tua terra, i suoi monumenti, i suoi episodi passati, i suoi uomini, la sua politica, la sua società in tutti i substrati che la compongono.

Provo un'immensa malinconia ed uno struggente sconforto nel non saperti più tra noi.

Ti conobbi molti anni fa quando eri all'IRAPL, giù alla 167. Con una persona come te, mai caduto nelle insidie delle provocazioni - ma sempre pronto a mostrare carattere energico quando ad andarci di mezzo fosse la tua città, i tuoi cittadini e le fasce più deboli che hai sempre aiutato in silenzio -, l'amicizia sbocciava spontanea. Come quel mandorlo seminascosto oltre il ciglio di viale Castello, lo stesso che ad ogni primavera offriva ai tuoi occhi uno spettacolo esplosivo di fiori bianchi incastonati in una nuvola verde. Sarebbe tornato ad ispirarti qualche anno dopo che me lo facesti notare.

Non riesco a dimenticare, ora più di sempre, la stupenda esperienza dell'Associazione Minerva nata con l'affacciarsi del secondo millennio, la stessa che in pochissimi mesi aveva creato un entusiasmo senza precedenti in tutti gli strati della società lucerina e che aveva messo in progetti le numerose iniziative niente affatto scontate ma coraggiose e rappresentative dei primi passi per la rinascita di Lucera.

A cominciare da quelle serate passate insieme a fotografare tutte le numerose edicole votive (la maggior parte nate nel 1943, quando sulla vicina Foggia piovevano le bombe della maledetta guerra mondiale) per raccoglierle in un libretto a colori. «Se non lo facciamo ora rischieranno l'estinzione», dicevi. Un lavoro presto imitato anche dalla stessa Foggia e da altre città. E poi i madonnari della "Scuola Madoneri di Verona", portati a Lucera con sacrificio per far rivivere l'atmosfera delle Festa Patronali di un tempo: due artisti che si esibivano tra piazza Matteotti, piazza Duomo ed altri luoghi in quei tre giorni per illustrare le nostre madonne (Santa Maria, la Madonna del Carmelo) e i nostri santi (Francesco Antonio Fasani su tutti). E ancora il libretto (unica copia rimasta in biblioteca, alquanto consunta) di cui l'amico e socio Mauro Mazza propose la ristampa in centinaia di esemplari, scritto dal maestro di scuole elementari Gaetano Conte nel 1908 (Lucera per i giovinetti), un piccolo scrigno di saggezza che illustrava la vita della città. Un lavoro che avrebbe dovuto vedere la nascita di un progetto nelle scuole primarie intitolato "Lucera: com'era, com'è, come la vorrei". Purtroppo, Renato, i soliti "misteriosi" ostacoli (dentro e fuori il palazzo) non permisero che quell'idea si concretizzasse. E lo stesso avvenne per la volontà nostra di riportare in auge un "vero" mercatino dell'antiquariato.

Poi, ti chiamò la politica. Ed ecco riaffacciarsi quel mandorlo in fiore sontuoso: «Roberto, non voglio fare un visual con la solita fotografia del candidato. Avevo pensato di mettere quella foto di quel mandorlo su viale Castello con un motto che rappresenti l'orgoglio della rinascita della città». E nacque il manifesto che avrebbe dovuto essere l'inizio di un percorso fiorente: "L'Orgoglio di riofiorire insieme". Invece hai dovuto affrontare fin dalle prime battute i tradimenti e l'ipocrisia di quel mondo. Fino a decidere, dopo qualche esperienza, di restarne fuori pur continuando a dispensare preziosi consigli, molti dei quali inascoltati.

Il resto lo conservo nel mio cuore e in uno spazio di memoria che vivendo la tua amicizia ho dovuto continuamente espandere.

Ciao, Renato.

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