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"Pozzo del Re" rischia di essere abbattuto per fare delle villette. La storia dimenticata

Un “Luogo del Cuore”, una struttura idrica risalente all’epoca borbonica di fine settecento, un pezzo di “storia architettonica” (serviva per l’approvvigionameto dell’acqua) da restaurare e tutelare.

L’edificio, composto da casa e pozzo, è posto lungo l’antica strada che collegava Lucera a Foggia. Fu realizzato sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, su disegno e progetto dell’ingegnere Errico Sanchez de Luna: direttore del “Corpo Idraulico”.

Situato a Lucera (FG), nei pressi di “Porta Foggia,” il cosiddetto “Pozzo del Re” (casa e pozzo) è un “complesso idrico” composto da pietre e mattoni, con profili architettonici neoclassici, finalizzato all’approvvigionamento dell’acqua. Costruita in epoca borbonica, la struttura ricadeva nel “patrimonio del demanio”. Un’iscrizione ne ricorda la sua costruzione (1795), regnante Ferdinando IV di Borbone (nota 1 a piè di pagina), Re del Regno delle Due Sicilie; nella stessa, viene ricordato che il complesso, casa e pozzo per attingere acqua, venne disegnato e progettato da Errico Sanchez de Luna, colonnello direttore del “Corpo Idraulico”, corpo fondato con specifiche mansioni in base al regio editto del 2 luglio 1785, abolito e incorporato poi nel Corpo del Genio (nota 2 a piè di pagina).

L’edificio è collocato lungo il tratto iniziale della vecchia strada che conduceva da Lucera a Foggia; l’interno si compone, secondo “piante e disegni” dell’epoca, di una stanza, con al centro un pozzo con basamento e coperchio, struttura per calata e grata in ferro battuto ed è munita di appositi sedili in pietra. Spiccano sui lati del portale d’ingresso lavori con decori a volute. Questa preziosa costruzione, che meriterebbe di essere restaurata (ma il PUG appena approvato pare non ne abbia tenuto affatto conto, esponendola pericolosamente all’abbattimento per speculazione edilizia, tanto che da quelle parti campeggia già un cartello di cantiere che promuove nascenti villette, ndr), tutelata e tramandata ai posteri come pagina di “Storia dell’architettura idrica”, aveva la sua ragion d’essere nell’attuazione di alcune riforme avviate dal Re come quella delle “acque” e quella del “piano generale delle strade”, avviato negli anni ‘80 del Settecento. La finalità principale della struttura era quella di fornire ai cittadini un servizio idrico esterno alla città. Vista poi l’ubicazione all’inizio della vecchia strada Lucera-Foggia, la struttura fungeva anche da “luogo di ristoro” per le persone, sia a guide postali per viaggiatori, sia a mercanti, sia a chi, per qualsiasi altro motivo, poteva usufruire del mezzo di trasporto per giungere a Lucera, come la carrozza con cavalli (nota 3 a piè di pagina).

All’arrivo a Lucera, infatti, questa struttura offriva la possibilità ai viaggiatori ed al loro seguito di rifocillarsi dal viaggio: le persone magari accomodandosi sugli appositi sedili e i cavalli, perché no, abbeverandoli con le dovute accortezze. Questa costruzione d’acqua sorgiva “miracolosa” (tale termine forse era dovuto alla eccezionale qualità dell’acqua), doveva probabilmente essere custodita da apposito personale, data la posizione strategica del sito, che provvedeva a somministrare l’acqua ai viaggiatori e all’occorrenza anche ai cittadini. Tra le varie persone giunte a Lucera che forse avranno avuto modo di soffermarsi in questa struttura, sono da annoverare i viaggiatori del “Grand Tour” e Ferdinando II di Borbone, in visita a Lucera il 17 maggio 1831: il Re sicuramente avrà gettato lo sguardo verso questo “magico” luogo, magari soffermandosi ad osservare ed a leggere quella iscrizione che ne ricordava la costruzione avvenuta durante il regno di suo nonno (“Principè, vir che bella cosa facett ‘o nonno mio”).

Anche in occasione dei pellegrinaggi le persone hanno potuto trovare refrigerio in questo luogo, allorquando questi, provenienti dalle varie province del regno (Ciociaria, Matese…) di passaggio da Lucera (nell’occasione, a tutti, secondo rigide disposizioni comunali, dovevano essere assicurate portate di maccheroni) erano diretti alla grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo ed alla Madonna dell’Incoronata a Foggia, itinerari obbligati lungo il “cammino del pellegrinaggio”.

Questa “piccola” costruzione – così come tante altre opere di maggiore importanza e pregio: basti pensare, solo per citarne qualcuna, alla costruzione di tre teatri (de’ Fiorentini, Mercadante e S. Ferdinando), la costruzione del primo cimitero (1762), alla realizzazione di via Foria, al piano di collegamento della capitale del Regno con il territorio delle provincie; istruzione pubblica, stabilendo, fin dal 1786, una scuola gratuita per ogni comune del Regno (a Lucera la scuola fu istituita con atto notarile e collocata presso la “Congregazione dei PP. del Santissimo Sagramento detti Mandarini”); i grossi lavori idrografici per favorire lo sviluppo dei siti industriali e dell’agricoltura, alla creazione di un orto botanico, la “Reale Colonia Serica di San Leucio”, ispirata a valori di uguaglianza, solidarietà, previdenza sociale, diritti dei lavoratori…); di un osservatorio astronomico, di una scuola veterinaria, di un osservatorio della marina, dell’istituzione della Reale accademia militare, meglio nota come “Nunziatella”) e numerosi altri laboratori –, insomma questo piccolo gioiello architettonico dimostra, come sostiene Fabio D’Angelo (Scienze e viaggio: ingegneri e architetti del regno delle Due Sicilie), che Ferdinando IV fu «un re che una parte della storiografia ha sempre presentato come volgare, ignorante, fanatico e reazionario. Un re, però, che non può essere così sbrigativamente liquidato, giacché il suo operato mostra caratteri più complessi e talvolta ambivalenti».

Insomma si parla tanto di Parchi Letterari e di Luoghi della memoria, ma in un’epoca in cui un “rudere” ormai non fa più storia c’è da preoccuparsi seriamente se, chi dovrebbe salvaguardare queste piccole opere possa ritenersi che viva nei luoghi della dimenticanza.

NOTE

(1) Il quadro di questo Re, così come quelli di Ferdinando II, Maria Teresa Isabella, Francesco II, Marisa Sofia ed il bellissimo busto marmoreo di Ferdinando II, opera del grande architetto Tito Angelini, le cui opere sono esposte al Museo di Capodimonte ed al Palazzo Reale di Napoli, giacciono nel deposito del locale museo di Lucera).

(2) Nel 1753 entrò nella Marina con una dispensa speciale per la minore età come “Guardiamarina sopranumerario”, diventò nel 1755 “Guardiamarina proprietario”, partecipando nel 1759 e nel 1760 a due campagne di mare sulla Real Fregata Sant’Amalia. Dal 1761 iniziò l’attività ingegneristica con Bompiede accompagnandolo nel 1763 a disimpegnare lavori idraulici nei porti siciliani. Lavorò a stretto contatto con quest’ultimo, partecipando alle più importanti opere idrauliche del Regno, ottenendo la nomina nel 1788 di Comandante del Real Cantiere di Castellammare di Stabia. Dopo la morte di Giovanni Bompiede, fu nominato Capitano del Porto di Napoli nel 1792, soprindente dei lavori idraulici della Real Marina nel 1794 e colonnello direttore del Corpo Idraulico, carica che ricoprì, con un’interruzione dopo il 1799, fino al 1806. Seguì il Sovrano in Sicilia, dove fu nominato nel 1808 “interino soprintendente generale ai porti di Sicilia”. Alla restaurazione, col grado di Maresciallo di Campo, divenne ispettore del Corpo del Genio Militare Idraulico della Real Marina (1815), Consigliere Reggente del Supremo Consiglio di Cancelleria e, infine, per i suoi meriti fu decorato di medaglia di bronzo e insignito della nomina di Cavaliere del Real Ordine Militare Cavalleresco di San Giorgio della Riunione (M. Pezone, “Ingegneria idraulica in età borbonica: l’opera di Giovanni Bompiede”).

(3) Nel 1828, nello “Stato di Notamento delle carrozze, calessi e carrette di affitto, esistenti nella Provincia di Capitanata”, relativamente a Lucera, risulta: carrozze N. 6, calessi N. 3 e carrette N. 15. Dopo Foggia, Lucera, per quanto concerne il numero delle carrozze, risulta essere da seconda, più di San Severo e Cerignola.

FONTI

Archivio di Stato di Napoli, Archivio di Stato di Foggia, Delibere “Università di Lucera”.

Eduardo Gemminni

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