LUCERA – Il consigliere Vincenzo Checchia è tornato per l’ennesima volta, nel corso dell’ultimo Consiglio Comunale, sull’argomento del Sant’Anna con un’interrogazione rivolta al sindaco Giuseppe Pitta. Anche a Checchia infatti era giunta notizia di quanto accaduto quella stessa mattina, quando dei ragazzi erano entrati proprio all’interno del Sant’Anna causando persino la rottura di frammenti di vetro, che dalla parte alta dell’immobile erano così caduti giù, e «fortunatamente l’attività che si trova nelle immediate vicinanze della struttura era in quel momento chiusa», pertanto il consigliere ha voluto sapere se «questo problema rimarrà lì in eterno».
Pitta dal canto suo ha premesso di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte né della Polizia Locale né delle altre Forze dell’Ordine rispetto all’intervento da loro stesse attuato quella mattina a seguito dell’episodio: «Ho letto sì qualcosa in merito, ma ho solo una conoscenza informale dei fatti, quindi non posso spingermi oltre». Una cosa era però certa a dire del sindaco: con la proprietà non c’era stato modo di avere dialogo e «dubito che ci sarà mai, perché almeno allo stato non ce n’è la volontà, se non quella di creare un problema alla città di Lucera». Pitta ha però allo stesso tempo informato di aver comunque personalmente fornito agli uffici competenti e ad alcuni suoi collaboratori l’intera documentazione a riguardo, perché «noi vogliamo non più dialogare su quest’aspetto», infatti «dopo ventidue anni è diventata quasi una presa in giro per la città». Eppure Pitta si augurava, come ha poi spiegato, che dal momento che era stato un lucerino ad acquistare quell’immobile, si potesse in qualche modo addivenire a un dialogo coi proprietari e di conseguenza a una soluzione seppur parziale: «Questo mi faceva ben sperare, ma mi sono sbagliato purtroppo per la mia città». Il sindaco ha tuttavia fatto notare al consigliere subito dopo che quell’immobile è una proprietà privata, quindi «mi dispiacerebbe tanto se qualcuno si facesse male, ma in quel caso sarebbe il proprietario a doverne rispondere direttamente sia a livello civile che penale». Ed ha altresì ricordato che lo stesso proprietario d’altronde era stato più volte multato, così come pure la società, quest’ultima, tra l’altro, oltre a essere stata anche avvisata e più volte diffidata a mettere tutto in sicurezza in primis chiudendo i buchi. Inoltre, nel frattempo erano intervenuti, come si ricorderà, i Vigili del Fuoco nonché nuove ordinanze e sanzioni che il nuovo ordinamento giuridico mette a disposizione dell’amministrazione e che quest’ultima utilizza. A volte però, come ha osservato Pitta, lo stesso ordinamento giuridico oltre a essere lacunoso si rivela anche fallace in quanto non mette nelle condizioni un Ente, rispetto a necessità di questo tipo, di agire in maniera veramente determinata e veloce, facendo invece passare tra “cavilli e cavilletti” con ulteriori perdite di tempo.
Anche il consigliere Francesco Di Battista è intervenuto sull’argomento avendo già programmato di formulare la stessa interrogazione del collega Checchia. Rivolgendosi dunque sempre al sindaco, Di Battista gli ha fatto notare che l’articolo al quale faceva riferimento Checchia, apparso poche ore prima su Il Frizzo, riportava in realtà, tra le altre cose, che il primo cittadino sarebbe stato tempestivamente avvisato dai Carabinieri e dagli uomini del Comando di Polizia Municipale circa l’accaduto. Dopo aver chiarito ciò e andando subito al succo della vicenda, il consigliere, pur chiarendo di non voler fare nulla quaestio in riferimento alle precedenti dichiarazioni dello stesso sindaco in merito alle responsabilità della proprietà, ha tuttavia al tempo stesso fatto riferimento a un altro tipo di responsabilità, quella politica, che un’amministrazione e in primis il sindaco deve avere, pertanto ha provato a dare a Pitta un suggerimento, consistente in un provvedimento del quale si era tanto parlato già nel corso delle precedenti amministrazioni, ovvero azioni in danno.
Alla luce dell’integrazione apportata da Di Battista, il sindaco si è visto dunque costretto ad aggiungere a sua volta un piccolo ma importante passaggio che sarebbe servito a evitare confusione negli uditori: «Non solo io ho preso per buona l’iniziativa delle opere in danno alla proprietà, ma noi abbiamo celebrato un Consiglio Comunale in cui abbiamo messo dei soldi in bilancio per fare quei lavori, salvo che il giorno dopo hanno venduto l’immobile e il giorno dopo ancora se lo sono venduto di nuovo». Insomma, i soldi risulterebbero esserci sia nel bilancio che nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche, e inoltre si sarebbe avviata, con una forte attività della Soprintendenza, una procedura per apporre il vincolo su quel palazzo per far sì che nessuno potesse realizzarvi opere affrettate o speculative, infatti sempre a dire del sindaco quello è sì un bene di proprietà privata, ma allo stesso tempo di interesse pubblico. Second quanto emerso dalle parole del sindaco, quindi, ne sono stati fatti di passi avanti in merito. Ora a Pitta piacerebbe far ripartire i lavori, ma senza causare danni milionari all’Ente.
«Io da consigliere comunale – ha controreplicato allora Di Battista – mi preoccupo e mi chiedo se sia possibile che il sindaco rispetto a un problema annoso risponda semplicemente che la responsabilità è del proprietario: se lei dice questo, l’assise e un qualunque cittadino sarebbero portati a pensare che se ne stia lavando le mani». Il consigliere ha dunque concluso il proprio intervento ribadendo l’invito ad accelerare le procedure di azione in danno, anche perché «oggi vivaddio non si è fatto male nessuno, così come finora, ma dobbiamo aspettare che prima o poi accada qualcosa di grave?».
Il Frizzo