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L'amministrazione comunale di Lucera accoglie l'anaerobico di Maia Rigenera

In linea di massima l’amministrazione comunale di Lucera si dice favorevole alla realizzazione del nuovo impianto anaerobico in contrada Ripatetta della Maia Rigenera (ex Bio Ecoagrim). Lo scorso 15 novembre si è tenuta presso la Sala Giunta del Palazzo di Città la conferenza di presentazione del nuovo progetto che andrà inizialmente ad affiancarsi a quello aerobico esistente. All’incontro erano presenti, oltre al sindaco di Lucera Giuseppe Pitta e a qualche assessore e consigliere comunale, l’imprenditore Antonio Salandra e l’ingegnere chimico Luigi Rutigliano, progettista della Maia. Spiccava l’assenza di alcuni consiglieri di maggioranza così come quella del gruppo appena uscito dalla compagine di governo cittadino, R-Innoviamo Lucera che, a sentire alcune voci, non avrebbe apprezzato le modalità “troppo frettolose” di questa convocazione senza prima dare la possibilità ai consiglieri di guardarsi le carte e magari confrontarsi con fonti tecniche esperte ai fini di un eventuale contraddittorio e di una esaustiva richiesta di delucidazioni.

A dichiararsi senza veli rispetto all’accoglimento di questo progetto è stata anche l’assessore Daniela Pagliara: «Mi auguro che venga realizzato, questo progetto», ha riferito in un suo intervento. Cautamente ottimisti i consiglieri di minoranza Francesca Niro e Francesco Di Battista che hanno riferito di voler seguire questa vicenda molto attentamente pur apprezzandone i propositi.

Com’è noto, l’impianto ha una storia colma di problematiche molto sentite dalla gente in passato e ancora oggi: non si possono dimenticare le famose emissioni odorigene, per via delle quali l’attuale presidente di Maia Rigenera, Salandra, qualche anno fa suggerì alla vecchia proprietà, la famiglia Montagano, di realizzare un impianto più moderno in modo da rendere più facile la vita degli abitanti della città di Lucera. Non si capisce però, oggi, perché con la nuova proprietà sia possibile mettere in pratica un’idea che gli stessi Montagano avevano prospettato. Tuttavia, all’epoca ci furono, a dire dello stesso Salandra, delle incomprensioni con una parte dell’opinione pubblica, cioè «sembrava quasi che l’impianto anaerobico potesse peggiorare la situazione anziché risolverla», così negli anni a seguire «abbiamo lavorato per approdare a un impianto molto diverso da quello passato». Ora si starebbe dunque cercando di ultimare alcune cose facendo investimenti notevoli e cercando allo stesso tempo di mettere a posto il vecchio impianto per non creare ulteriore disagio alla popolazione (soprattutto quelle di Lucera e Foggia) nel lasso di tempo occorrente per la realizzazione di quello nuovo, mentre l’iter amministrativo prevede che in tale periodo (30 giorno) si possano fare le dovute osservazioni.

Va anche detto che rispetto al passato – quando l’autorità competente in materia era la Provincia – oggi e in questo caso la parola è passata alla Regione, in quanto Maia rientra dall’inizio del 2022 negli impianti minimi regionali, pertanto l’azienda è tenuta a presentare il cosiddetto Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale (PAUR) alla Regione appunto, mentre la Provincia resterà coinvolta unicamente nell’iter istruttorio per esprimere pareri di propria competenza. In pratica, dunque, l’impianto è gestito dalla proprietà ma sotto la direzione e il controllo dell’AGER. «Oggi – ha spiegato Salandra – al fine di garantire un giusto equilibrio nel rapporto tra impresa e territorio è necessario che le tecnologie siano all’avanguardia, quindi si invita un’azienda a fare investimenti (non è però dato di sapere quale sia la quota di investimento dell’azienda e se il Ministero intervenga con un co-finanziamento e di quale entità) non per ottimizzare solo i guadagni per sé, bensì per migliorare l’aspetto ambientale e rendere ai cittadini un servizio anche per quanto concerne la riduzione delle tariffe».

Proprio in merito a tali tecnologie avanzate Pitta ha voluto sentire i tecnici presenti all’incontro per avere delle nozioni ulteriori rispetto a quello che si ha intenzione di realizzare, quindi l’ing. Rutigliano ha illustrato dettagliatamente il progetto del nuovo impianto anaerobico in variante sostanziale dell’esistente. Il tecnico ha ricordato innanzitutto che quell’impianto ha subito nel 2020 un sequestro nonché una serie di modifiche, migliorie e investimenti che hanno portato, tra le altre cose, al fatto che oggi non ci sono più rifiuti sui piazzali, senza contare che la società ha posto delle restrizioni pesanti relativamente ai fanghi, i quali oggi devono essere omologati secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 99 del 27 gennaio 1992, avente lo scopo di disciplinare l’utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura in modo da evitare effetti nocivi sul suolo: «Questi fanghi insieme agli sfalci e al legno che acquistiamo vengono mescolati alla FORSU, che viene pretrattata mediante un processo di separazione della frazione organica, compostabile, da quella non organica e quindi non compostabile». In accordo con ARPA, come ha continuato a spiegare Rutigliano, la linea di pretrattamento è stata potenziata dal momento che quando a settembre di quest’anno la Maia ha ripreso l’attività ci si è resi conto che la quota di materiale non compostabile era altissima; inoltre è stato confinato lo spazio per lo stoccaggio e il deposito temporaneo in attesa del conferimento ai vari impianti. L’ingegnere ha altresì ricordato che l’azienda ha subito un incendio doloso, in seguito al quale la società, su volontà dell’amministratore, ha distrutto il capannone in quanto vi sarebbe stato per mesi materiale fumante. Allo stato attuale invece si starebbe continuando a investire anche e soprattutto per cercare di mitigare il più possibile le molestie olfattive: «Per tale ragione l’impianto di nuova realizzazione è anaerobico, cioè lavora in assenza di ossigeno, l’esatto opposto di quello che avviene oggi: per essere chiari, oggi esso necessita di consistenti quantità d’aria per far fermentare le matrici, in futuro invece questo sistema, che è a tutti gli effetti come un organismo vivente, sarà completamente sigillato e di conseguenza non ci saranno le famose puzze, le quali non sono altro che emissioni determinate dal passaggio tra i vari corpi di fabbrica».

L’ingegnere è poi passato a illustrare la tabella comparativa tra l’impianto in progetto e quello esistente, spiegando a proposito dei dati relativi ai vari codici che oggi c’è un controllo maggiore sugli stessi e che dunque quelli sospetti sono stati eliminati.

In conclusione,le tonnellate e la tipologia di rifiuti restano le stesse, mentre cambiano le tecnologie e il metodo di trattamento. Quello che interesserebbe al sindaco di Lucera, comunque, è che l’ambiente in ogni caso venga tutelato più di quanto si faccia già, quindi a dire di Pitta bisognerà valutare attentamente l’impatto ambientale che avrà il nuovo impianto rispetto a quello esistente, dato che il problema puzza è sentito non solo dal comune di Lucera ma anche da quelli limitrofi. Potrebbe allora rassicurare, nell’ambito delle differenze tra lo scenario emissivo attuale e quello futuro, il fatto che le portate d’aria si ridurrebbero del 41% circa, le unità odorimetriche del 55% e il traffico veicolare del 26%, ragion per cui si prevede che l’impatto odorigeno sarà pari a zero. Pare così di capire che non vi dovrebbero essere controindicazioni anche dal punto di vista della salute pubblica sia nel breve che nel lungo termine, mentre sotto l’aspetto economico-sociale, come ha assicurato Salandra, non dovrebbero esserci tagli ma sicuramente assunzioni: «Per quanto riguarda l’occupazione andremo sempre più verso professioni specializzate».

Ora non resta che aspettare la procedura autorizzativa, nella quale interverranno ovviamente gli enti competenti in materia di sanità e in primis l’ASL, che dovrà esprimere uno dei pareri più importanti.

Pertanto, come ha detto lo stesso imprenditore in chiusura, «materiali sospetti e non conformi, da noi non potranno arrivare».

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