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Comune di Foggia, niente paura. Solo un raffreddore, di Massimo Levantaci

Febbrone da cavallo per il «campo largo» di centrosinistra e anche il Comune di Foggia, che lo ispirò, accusa un persistente raffreddore. Non c’è ancora quel cambio di passo tanto auspicato, ma il tempo è galantuomo. Qualche borbottìo, qua e là, va tuttavia annotato tra i cittadini non appena sollecitati sull’argomento. L’amministrazione Episcopo si muove nelle più diverse direzioni per coprire le falle aperte in due anni di gestione commissariale (e con il vuoto che c’era dietro). Siamo ora dunque al primo tagliando. Ed a quasi sei mesi dal giorno in cui l’ex provveditora agli Studi infilò per la prima volta la fascia tricolore (27 ottobre ’23), la nuova amministrazione a palazzo di città si lascia notare perlopiù scorrendo le innumerevoli foto di rito a margine di qualsivoglia incontro pubblico. La trasparenza in fondo ha le sue regole: “nulla quaestio”, per carità. Ma i foggiani sarebbero forse più contenti di indignarsi (“piove, governo ladro”) su ben altri argomenti.

La città trafitta dal marketing suicida degli ultimi anni (la “quarta mafia” fonte di disagio e di carriere), vorrebbe adesso scrollarsi di dosso certe etichette. E attende un vero segnale di discontinuità nella qualità delle politiche comunali. La congiuntura è propizia, persino sullo scenario politico nazionale Foggia potrebbe dire la sua. Proviamo a suggerire una dritta: dopo la rottura PD-5 Stelle, al netto di un estemporaneo tornaconto elettorale alle prossime Europee del compaesano “Giuseppi” Conte, l’asse di centrosinistra non disdegnerebbe un piccolo aiuto dall’insospettabile Foggia che in fondo detiene il copyright di quell’alleanza politico-elettorale terremotata dalle vicissitudini baresi (cosa ti fa l’invidia…), dopo il miracoloso bis sardo.

Ma allora, come ci si potrebbe muovere in certe condizioni? I cittadini reclamano più decoro in tutte le sue declinazioni: sarebbe un ottimo cambio di passo per cominciare. Strade migliori, verde urbano curato ovunque, illuminazione publica degna di questo nome. L’elenco è noto.

Proviamo a sfogliare l’album dei ricordi… C’era una volta il “sindaco giardiniere”, alias Paolo Agostinacchio, che durante il suo primo mandato (1995-1999, poi andò avanti anche con il secondo) passò alla storia per aver lasciato un’impronta soprattutto sulla percezione urbana. Sarà stata una furbata, dicono i detrattori. Ma se a distanza di oltre vent’anni lo ricordiamo ancora, qualche effetto lo ha lasciato. Il parallelo potrebbe tornare adesso utile per prendere finalmente di petto alcuni piccoli/grandi temi del nostro quotidiano.

Non c’è foggiano che non disapprovi lo stato comatoso delle “Tre corsie”, vialoni un tempo a scorrimento veloce ora ridotti al limite dei 30 km/h per coprire l’imbarazzo delle buche. Sull’inciviltà dei parcheggi all’altezza del policlinico (via Napoli e via Pinto), si potrebbero ingaggiare ogni giorno baruffe infinite se non ci si armasse ogni volta di pazienza con gli indisciplinati e con i vigili che non ci sono mai. E che dire della città in penombra? I foggiani pagano da un anno un servizio che ricevono a singhiozzo, appalto milionario assegnato dai commissari che però questo Comune non riesce a riformare. E ancora, il solito tormentone della raccolta dei rifiuti: alzi la mano chi riesce con il proprio sacchetto a centrare un cassonetto senza dover prima calpestare l’immondizia altrui. L’elenco potrebbe continuare, ci limitiamo all’ordinario che a Foggia è purtroppo straordinario.

Ecco, sarebbe allora già uno straordinario risultato se la giunta Episcopo riuscisse a mettere un taglio netto con il passato. Perchè non approfittarne? Per la verità qualcosa è già cambiato: la lotta all’abusivismo commerciale con qualche eliminazione di bancarelle, una più puntuale attenzione al verde pubblico (ma le mutilazioni degli alberi gridano vendetta), qualche vigile urbano in strada tra il centro e la periferia. Però ci vorrebbe ben altro per convincersi che il vento effettivamente ha cambiato direzione. Le soluzioni non mancano, persino limitarsi a risolvere il “compitino”, sebbene stratificato da decenni, raggiungerebbe vette di gratificazione infinita. Fare le cose semplici, provare poi ad andare avanti con quelle più complicate se c’è tempo e la maggioranza regge. Ma niente paura, i foggiani hanno imparato ad essere poco esigenti nell’ultimo decennio…

Massimo Levantaci
massimoilblog.it

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