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Quattro amici al bar. Il benservito, a cura di Giuseppe Trincucci

Capita tutti i giorni di entrare in un bar da solo o con amici per un caffè, per una colazione, per un aperitivo. Una maniera per incontrarsi, per sorridere, per concedersi una pausa nella frenesia del lavoro.

Quasi sempre al bar si entra per diletto e con intenti di amicizia e di rispetto.

Eppure talvolta questa regola viene infranta e, come ci racconta Machiavelli del metodo adoperato dal duca Valentino con Vitellozzo Vitelli per stroncarlo, si offre a lui qualche cosa da bere, gli si offre un cordiale di annata o un ginseng solo per comunicare la fine di un amore, la fine di un rapporto di lavoro, la fine di una frequentazione: una maniera elegante dettata dalla necessità di liberarsi definitivamente di una presenza ingombrante e inutile con un elegante benservito.

Qualche tempo fa è stata la volta di un uomo che assomigliava a un russo inferocito che ha comunicato a una persona con una valigetta di finta pelle di scomparire dalla sua vista.

Per sempre.

Giuseppe Trincucci

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