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Qualità della vita e attività motoria: sinergie tra terzo settore e istituzioni

Si è svolto a partire dalle ore 18.00 dello scorso 3 febbraio presso il Circolo Unione un convegno dal titolo "Qualità della vita mediante una attività motoria di comunità: quali sinergie tra terzo settore e istituzioni?", durante il quale sono stati trattati numerosi temi, tra cui i disturbi dello sviluppo, la disabilità, la conservazione dell'autonomia, la prevenzione, l'educazione e le funzioni esecutive, l'invecchiamento attivo, la qualità della vita e la resilienza delle nuove generazioni.

Dopo i saluti iniziali del presidente del Circolo Silvio Di Pasqua e del sindacodi Lucera Giuseppe Pitta si è passati agli interventi: erano in programma quelli dell'assessore al Bilancio della Regione Puglia Raffaele Piemontese (assente), dell'assessore regionale al Welfare Rosa Barone, dell'assessore alle Politiche Sociali del Comune di Lucera Emanuela Gentile, del portavoce del Forum Terzo Settore della provincia di Foggia Antonio Anzivino, del dirigente dell'Ambito Territoriale Sociale Appennino Dauno Settentrionale Raffaele Cardillo (assente), del docente del corso di studi di Scienze Motorie dell'Università di Foggia Domenico Monacis, del presidente dell'UISP Regionale Puglia APS Antonio Adamo, del presidente A.N.D.O.S. Foggia OdV Elisabetta Valleri e del presidente dell'UISP Foggia/Manfredonia APS Orazio Falcone.

È emerso innanzitutto che negli ultimi anni una parte consistente dell'associazionismo amatoriale pugliese si è cimentata nel raccogliere la richiesta di buone pratiche sociali per affrontare tanti temi delicati che vanno dall'inclusione sociale di cittadini a rischio di emarginazione all'espansione condivisa di pratiche utili alla prevenzione di malattie, alla conservazione di un'autonomia motoria dell'anziano, alle risposte ai bisogni psico-sociali delle disabilità fisiche, all'educazione motoria dei giovani normodotati, fino alla produzione di luoghi inclusivi per giovanissimi, riconoscendosi nelle linee della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute e rivedendo le proprie pratiche alla luce del concetto di salute come interazione tra individuo e contesto, il tutto ovviamente nel pieno rispetto dei ruoli e delle distinzioni tra ciò che è sanitario e ciò che non lo è, ovvero tra quello che è un intervento terapeutico-riabilitativo e ciò che invece ne costituisce uno educativo-preventivo, attraverso lo strumento dell'attività motoria. Si tratta, come si è detto durante l'incontro, di una strada percorribile all'interno degli Ambiti di Zona nelle associazioni di promozione sociale, ma occorre capire bene quali possano essere le programmazioni finalizzate a realizzare tali obiettivi anche alla luce dell'accordo Stato-Regioni, stipulato il 3 novembre 2021 e concernente le linee guida per l'attività fisica, con cui il primo chiese alle seconde di istituire le cosiddette palestre della salute.

«Basti considerare - ha commentato l'assessore Barone - quanto è cambiato il terzo settore in trent'anni: oggi c'è una serietà, una struttura che fino a qualche anno fa non c'era, ma gli obiettivi forniti dallo Stato alla Regione devono essere raggiunti con la co-programmazione, cioè amministrazione, Ambito e terzo settore devono coordinarsi e stabilire a chi debbano essere destinate le somme». A dire di Barone occorre quindi una programmazione seria, ma si sarebbe già sulla buona strada, infatti «oggi c'è Puglia Capitale Sociale e stiamo sviluppando progetti in tutta la regione riguardanti appunto il sociale e lo sport, tanto che l'Europa ha preso in considerazione proprio la Puglia per uno studio delle misure relative all'invecchiamento attivo». Anche l'avvento del Registro Unico Nazionale costituisce per l'assessore un cambio di rotta, mentre con particolare riferimento allo sport a breve dovrebbe essere presentato dalla stessa Barone e da Piemontese un progetto interessante.

A confermare quanto sostenuto da Barone è stato Falcone, il quale ha spiegato che la Puglia è riconosciuta essere la regione più attenta a simili tematiche. Il presidente UISP ha però evidenziato allo stesso tempo la necessità che i territori facciano rete e sfruttino le risorse messe a disposizione dalla Regione.

Monacis è intervenuto invece per approfondire gli aspetti più tecnici della questione, a partire dalle linee guida per la promozione dell'attività fisica e della salute. Il professore ha tenuto in primo luogo a sottolineare che quando si parla di promozione della salute si intende un ambito estremamente ricco e variegato, e in secondo luogo ha invitato a porre attenzione alla distinzione tra attività fisica, la quale comprende tutti i movimenti del corpo che comportano un dispendio energetico (sono comprese attività quotidiane come le faccende domestiche e il lavoro), l'esercizio fisico, comprendente i movimenti ripetitivi programmati e strutturati specificamente destinati al miglioramento della forma fisica e della salute, lo sport, ovvero l'attività fisica che comporta situazioni competitive strutturate e sottoposte a regole (a tal proposito il docente ha aggiunto che in molti Paesi europei il termine "sport" comprende anche vari tipi di attività ed esercizio fisico effettuati nel tempo libero), e la forma fisica, cioè una serie di fattori, quali resistenza, mobilità e forza, correlati alla capacità di praticare attività fisica.

Rispetto poi alle raccomandazioni e alle linee guida dell'OMS del 2020 è emerso l'alto livello di inattività fisica in ragazzini in età scolare che vanno dagli 11 ai 17 anni. Analogamente si sono analizzati l'attività fisica e il suo effetto sulla salute nell'infanzia e nell'età adulta. Dagli studi effettuati si è capito che gli interventi devono andare in più direzioni: per quanto concerne la scuola occorre aumentare le ore di Educazione Fisica e modificare la metodologia di insegnamento di questa materia e l'offerta formativa extracurricolari, istituendo altresì un osservatorio provinciale; in famiglia invece bisogna ridurremo periodi di sedentarietà, favorire il trasporto attivo e proporre modelli di stili di vita attivi e corrette abitudini alimentari; infine nella comunità è necessario attuare programmi di attività fisiche e sportive, assicurare la disponibilità di spazi attrezzati per tali attività e istituire un osservatorio territoriale.

Secondo il docente vanno inoltre contemplate le cosiddette pause attive, da proporre sia sul posto di lavoro che su quello scolastico, infatti si è dimostrato che a seguito delle stesse si rende di più. Fondamentale resta la formazione degli insegnanti e anche in riferimento all'Educazione Fisica nella scuola primaria gli interventi dovrebbero essere intersettoriali, nel senso che bisogna coinvolgere l'università, la scuola, la sanità e la famiglia. C'è stata comunque nel frattempo una revisione delle linee di indirizzo sull'attività fisica ovvero delle raccomandazioni per le differenti fasce d'età e situazioni fisiologiche: tali indicazioni sono volte alla promozione dell'attività motoria quale strumento idoneo a facilitare l'acquisizione di stili di vita quotidiani corretti e funzionali all'inclusione sociale, alla promozione della salute e più in generale al miglioramento della qualità della vita e del benessere psicofisico sia nelle persone sane sia in quelle affette da patologie, e riconoscono certamente il valore culturale, educativo e sociale dell'attività sportiva quale mezzo di miglioramento della qualità della vita e di tutela della salute nonché di coesione territoriale.

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