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Piano Casa: l'amministrazione procede spedita ed approva l'accapo in Consiglio

Un argomento discusso nell'ultima seduta di Consiglio Comunale del 20 marzo 2023 e che ha tenuto banco per diverso tempo chiamando in causa diversi interventi è stato l'accapo spostato al numero 11 dell'ordine del giorno consistente in "Adempimenti di cui alla L. R. Puglia 12.08.2022 n. 20 (Norme per il riuso e la riqualificazione edilizia e Modifiche alla Legge Regionale 26 novembre 2007, n. 33 - Recupero dei sottotetti, porticati, di locali seminterrati e interventi esistenti e di aree pubbliche non autorizzate) - Variante al PUG con la procedura di cui all'art. 12, comma 3, lettera e, della Legge Regionale 27 luglio 2001, n. 20 (Norme generali di governo e uso del territorio)".

A relazionare sull'argomento è stato il sindaco Giuseppe Pitta in qualità di assessore al ramo in attesa del dirigente per una disamina tecnica. Dalla relazione del primo cittadino è emerso che la Legge Regionale n. 20 del 12/08/2022, detta anche Piano Casa, dà una serie di possibilità. In particolare essa non demanda ai Consigli Comunali la decisione circa lo sfruttare o meno queste possibilità e in quali comparti urbanistici servirsene. In sostanza essa è volta a permettere delle ricuciture urbanistiche, per esempio dove ci sono dei fabbricati che portano determinate altezze e al centro ce n'è uno che è di altezza inferiore viene data la possibilità entro un limite di aumento prestabilito dalla norma di poter allineare i fabbricati, così come per le demolizioni e le ricostruzioni. È noto infatti, proprio a proposito di queste ultime, che le ricostruzioni devono mantenere dei requisiti sia sismici che energetici molto migliorativi rispetto alla costruzione preesistente. Questa legge darebbe dunque una sorta di premialità espressa in termini volumetrici ovvero il 20%, ma si tratta di previsioni normative sulle quali il Consiglio Comunale non esprime alcun parere, mentre la stessa legge demanda al Consiglio la volontà o meno di recepire queste possibilità e in quali comparti attuarle. Il Consiglio Comunale per mezzo della Commissione Urbanistica e della tecnostruttura, quindi dell'Ufficio Urbanistica, aveva approntato la delibera che i consiglieri avevano in disponibilità, una proposta di delibera che prevede l'attuazione di tali possibilità normative in tutto il territorio comunale, zona agricola comprese, ciò per non escludere alcun comparto e per consentire a chi dovesse rientrare nei requisiti previsti dalla norma di usufruire di queste agevolazioni edilizie e urbanistiche. Il sindaco ha voluto anche riferire per completezza espositiva che già la norma escludeva e tuttora esclude la possibilità di attuazione del Piano Casa nel centro storico e dunque per tutto ciò che è salvaguardato a livello di tutela artistica e architettonica all'interno di esso, fatto, questo, riscontrabile negli allegati alla proposta deliberativa. Per entrare più nello specifico rispetto all'adozione di tale norma regionale, però, Pitta ha lasciato la parola al dirigente ing. Pietro Savoia e in seguito ai consiglieri, qualora volessero ulteriori delucidazioni e specificazioni rispetto alla medesima proposta deliberativa.

Il dirigente ha fatto una sintesi della storia della legge in questione. Il Piano Casa fu predisposto nel lontano 2009 con la legge n. 14 a seguito di una conferenza Stato-Regioni finalizzata appunto a incentivare quello che era il rinnovo del parco edilizio delle varie città italiane, quindi si voleva sostanzialmente consentire di fare l'ampliamento degli edifici esistenti previa loro riqualificazione nonché demolizione e ricostruzione con aumento della volumetria del 35% sempre ai fini della riqualificazione edilizia e della rigenerazione urbana. Quella conferenza statuì la possibilità per le Regioni di varare ciascuna la legge regionale per attuare la decisione presa nella conferenza, così in Puglia fu adottata appunto la legge n. 14 del 2009, la quale prevedeva l'ampliamento fino al 20% degli edifici residenziali nonché la demolizione e la ricostruzione con un aumento fino al 35% della volumetria. Ovviamente vi era anche tutta una serie di limitazioni, ma la vecchia legge aveva una caratteristica, quella di essere applicativa sin dall'inizio, cioè non c'era bisogno di fare alcuna delibera di Consiglio Comunale se non per qualcosa. Era, quella, una legge temporanea, ma è poi stata prorogata di anno in anno subendo una serie di modifiche (si tratta forse, come ha osservato l'ingegnere, di una delle leggi più modificate). L'ultima proroga è stata quella del dicembre del 2021, che allungava la sua efficacia fino al dicembre del 2022. Tuttavia la legge di proroga del dicembre del 2021 è stata impugnata dal governo e in particolare dal Ministero della Cultura perché lesiva di quelli che erano gli accordi presi tra Stato e Regione in sede di redazione del PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale), quindi c'è stata l'impugnativa presso la Corte Costituzionale e dunque la Regione ha pensato di mettere definitivamente in archivio la vecchia legge regionale 14/2009 e di varare una nuova legge che è appunto la n. 20 del 2022. Quest'ultima, come ha spiegato Savoia, prevede sostanzialmente le stesse cose della precedente, ovvero gli interventi sugli edifici esistenti con l'ampliamento del 20% e poi la demolizione e la ricostruzione con incremento volumetrico fino al 35%. Savoia ha aggiunto che questo tipo di interventi si può realizzare solamente nelle zone B e C del PUG/PRG nonché nelle zone agricole, mentre non si può attuare nelle zone A, D (industriale), né tantomeno nelle F (dei servizi). La differenza rispetto al passato sta invece nel fatto che per applicare questa legge non basta la stessa norma, ma bisogna fare una delibera motivata di Consiglio Comunale nella quale si stabiliscono quelli che sono i vari interventi realizzabili, come, quando e dove, infatti è una facoltà dei Comuni quella di stabilire quale può essere l'incremento volumetrico o l'ampliamento. Tra l'altro la legge è flessibile, il che vuol dire che le percentuali si possono anche adattare. Il Comune può dunque fare una delibera nella quale si articola tutto quello che si può attuare in base alle norme. Ci sono comunque dei limiti che valgono in assoluto per tutti, quelli dell'articolo 6, tra cui non è possibile, come è detto al punto c, applicare la legge all'interno delle zone territoriali omogenee A e cioè nei centri storici, nonché in alcune aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Inoltre la delibera viene equiparata a quella di cui all'art. 12 comma 3 lettera e della legge regionale 20 del 2001, quindi nell'ambito della legge urbanistica regionale e in particolare per quanto riguardava la delibera che si stava per adottare si era deciso di non porre alcun limite particolare e dunque di poter applicare la legge in tutte le zone B nonché C ed E del territorio comunale in maniera uniforme.

Si è quindi passati finalmente agli interventi. Ad aprire la fase della discussione sull'argomento è stato il consigliere Raffaele Iannantuoni, il quale ha tenuto a far sapere che il punto di cui si stava parlando era stato già discusso in commissione e votato dai presenti all'unanimità, anche se ciò ancora non risultava agli atti.

È seguito l'intervento di Francesco Di Battista. Quest'ultimo ha fatto rilevare che l'argomento che si stava trattando non era minimamente comparso nella capigruppo tenutasi il 10 marzo né tantomeno la commissione consiliare riunitasi il 17 marzo se n'era mai occupata, almeno per quello che sapeva lo stesso consigliere. Al netto di ciò Di Battista ha sorvolato sulle questioni formali e cioè sul fatto che la fascetta sarebbe dovuta essere a disposizione dei consiglieri cinque giorni prima, dal momento che non era l'aspetto formale che gli interessava bensì quello sostanziale. I componenti della terza commissione avevano ritenuto di esprimere parere favorevole, ma il consigliere ha studiato l'accapo e ha capito che in linea astratta è buona cosa, tuttavia ha anche notato la presenza di diversi aspetti di criticità, tant'è vero che, come lo stesso ing. Savoia aveva accennato, c'era stata un'impugnazione da parte del governo dinanzi alla Corte Costituzionale, che si era pronunciata a febbraio dichiarando l'illegittimità costituzionale. Nelle more, prima quindi che la Corte si pronunciasse per dichiarare tale illegittimità, la Regione aveva approvato nell'agosto del 2022 un nuovo Piano Casa, quello di cui si stava discutendo. «Allora – ha osservato Di Battista – già così, a naso, dico: caspita, c'è stata una pronuncia della Corte Costituzionale però la Regione era già corsa ai ripari in qualche maniera apportando delle modifiche, ma quando sento il dirigente che dice che la nuova legge regionale è sostanzialmente identica a quella precedente allora capite bene che un po' mi preoccupo». Il consigliere ha proseguito confrontando la situazione che stavano affrontando in quel momento con l'esempio della Legge Tutolo, allorquando la minoranza presentò una proposta di delibera che aveva l'handicap, fatto di cui si parlò in maniera molto approfondita in Consiglio, di essere anch'essa oggetto di un'impugnazione da parte del governo, ma la differenza era che all'epoca avevano avuto il tempo e il modo di approfondire l'argomento in modo da farsi un'idea precisa, mentre in quella circostanza vi erano molti dubbi. Alla luce di ciò il consigliere ha chiesto semplicemente di avere la possibilità, in modo da poter votare con consapevolezza quell'argomento, di comprenderlo un po' meglio: «Prendiamoci dunque quindici giorni o un mese di tempo, e lo dico tra l'altro da esordiente nella terza commissione». D'altronde non mancano, a dire del consigliere, gli aspetti positivi, cioè la possibilità di ristrutturare con un aumento di cubatura peraltro anche nelle zone agricole e senza lo spettro della possibilità di violazione delle norme paesaggistiche, tuttavia «ci sono questa spada di Damocle della pronuncia della Corte Costituzionale e l'affermazione attuale dell'ing. Savoia che l'attuale legge regionale è sostanzialmente simile a quella precedente, ragion per cui su questo vorrei capirci un po' meglio, vederci in maniera più chiara per poter esprimere un voto più convinto». Così il presidente Pietro Di Carlo ha sintetizzato l'intervento di Di Battista in una richiesta di rinvio dell'accapo e ha colto l'occasione per rendere noto che qualche giorno prima aveva sollecitato i pareri per il completamento della fase di istruttoria, ma il consigliere ha insistito nel cercare di far capire che fino al 10 marzo nessuno sapeva di quell'argomento.

È quindi intervenuto Simone Codirenzi, il quale ha premesso di essere favorevole a tutto ciò che è migliorativo e si è chiesto, dal momento che il Piano Casa era stato dichiarato incostituzionale, se l'incostituzionalità potesse diventare retroattiva. A tal proposito Pasquale Colucci ha ricordato invece che eccezionalmente la sentenza della Corte Costituzionale del 12 febbraio scorso aveva annullato anche i permessi a costruire del 2022.

Fabrizio Abate dal canto suo ha voluto semplicemente precisare, facendo eco al collega Di Battista, che erano favorevolissimi all'approvazione dell'accapo ma che avrebbero allo stesso tempo necessitato di una maggiore preparazione sull'argomento in quanto c'erano a suo dire delle lacune da colmare. Anche Angelo Franco Ventrella ha concordato pienamente con Di Battista e Abate.

Completamente fuori luogo, come sempre d'altronde, è stato invece l'intervento di Mario Coccia, il quale ha ricordato che «questa cosa è sempre esistita» e che pertanto i consiglieri di minoranza volevano solo perdere tempo, considerato anche che si trattava di un argomento discusso in commissione, preannunciando il proprio voto favorevole.

«Diciamo che assisto – ha esordito invece il sindaco –, e ormai sono abituato, a un Consiglio a fasi alterne con un andamento sinusoidale dal momento che le norme si interpretano in un modo quando si tratta di analizzare determinati temi e in uno opposto quando se ne analizzano altri». Pitta si è sentito dunque in dovere di raccogliere le provocazioni dei consiglieri di opposizione e ha tenuto a far sapere di essersi recato personalmente assieme all'ing. Savoia e al consigliere Antonio Dell'Aquila presso l'Ufficio Urbanistica regionale per farsi spiegare l'evoluzione della questione e il funzionario di quell'ufficio, dopo aver recepito una serie di perplessità rispetto al Piano Casa, ha focalizzato l'attenzione solo sulle procedure per le quali non era ancora conclusa l'istruttoria, tant'è che avrebbe detto al dirigente di fare una differenza tra tutte le pratiche che risultavano agli atti del Comune e verificare quali fossero le istruttorie concluse in modo da fare una dichiarazione di conclusione istruttoria. Il sindaco ha spiegato altresì che hanno in scadenza al 31 dicembre 2023 tutta una serie di benefici economici, previsti per le nuove edificazioni, le ristrutturazioni e quindi anche le demolizioni e le ricostruzioni, che scontano inevitabilmente delle date inderogabili e superate le quali essi non potrebbero più esserci. Il voler accelerare l'iter da parte dell'amministrazione allora serviva sarebbe servito semplicemente a garantire agli uffici il tempo necessario, infatti a Pitta risultava che gli stessi uffici dovessero evadere già diverse richieste: «Credo che sia il caso di dare alla città questa possibilità nel più breve tempo possibile; se poi vogliamo perdere tempo per tre mesi e far perdere la possibilità ai concittadini ce ne assumeremo politicamente le responsabilità».

Anche il consigliere di maggioranza Antonio Scirocco, intervenuto subito dopo, ha detto di ritenere che l'adozione di quel punto fosse un'opportunità che non potevano negare alla cittadinanza, pertanto ha preannunciato il proprio voto favorevole. Si è dissociato invece dal resto dell'opposizione Davide Colucci, il quale ha ricordato di essere stato presente in commissione e di aver votato in quella sede favorevolmente a quella proposta anche perché a suo dire un'ora e quarantacinque minuti di relazione del dirigente era stata abbastanza esauriente: «Sono convinto del fatto che si tratta di una cosa buona per la città». Colucci ha poi osservato che ci si stava confondendo su un dato essenziale: «Noi siamo consiglieri comunali e dobbiamo solo approvare o meno e non sostituirci alla tecnostruttura». Tra l'altro in questo caso «oltre al parere c'è stata anche la proposta di delibera, che per quanto mi risulta è stata predisposta dall'architetto Antonio Lucera». Il consigliere ha infine ricordato, prima di preannunciare il proprio voto favorevole sull'accapo e la sua contrarietà alla proposta di rinvio di Di Battista, che quando era in maggioranza ha accettato di rinviare la Legge Tutolo in quanto c'era la spada di Damocle dell'illegittimità costituzionale che però poi «non è avvenuta».

«Premesso che avevo richiesto formalmente il rinvio dell'accapo – ha detto allora Di Battista in fase di dichiarazioni di voto – posso tranquillamente ritirarlo perché mi sembra evidente che la maggioranza è convinta». Il consigliere però ha tenuto a precisare che non si trattava solo di avere o meno il tempo di approfondire l'argomento o di paragonare situazioni assolutamente imparagonabili. Tornando poi all'esempio della Legge Tutolo il consigliere ha chiarito che in quel caso la questione era oggettivamente diversa in quanto lì si trattava di un ricorso effettuato dal governo e si era in attesa di una pronuncia, mentre in quest'ultimo caso c'è già stata una pronuncia che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale. Per Di Battista dunque si sarebbe potuto, oltre a rinviare l'accapo, stabilire già una data per affrontare nuovamente la questione con una consapevolezza diversa.

Ovviamente la proposta di Di Battista è stata respinta, pertanto si è passati alla votazione del punto posto all'o.d.g., al momento della quale l'opposizione ad eccezione del voto favorevole di Davide Colucci si è astenuta, e l'accapo è stato approvato.

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