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Passano i punti sul ripristino della sicurezza stradale e sul recupero degli immobili

È stato unanime il voto sul sesto punto all'ordine del giorno dell'ultimo Consiglio Comunale dello scorso 31 luglio, "Attivazione Servizio di pronto intervento per il ripristino delle condizioni di sicurezza della circolazione stradale rese precarie a seguito di incidente stradale, del ripristino e riparazione dei luoghi danneggiati da incidenti e della conseguente attività di recupero del credito dall'utente della strada che ha causato il danno. Approvazione dello schema di Accordo Tipo".

Si è potuto dunque passare velocemente al settimo accapo, "Piano di recupero riguardante gli immobili di via Santa Lucia angolo via San Francesco Antonio Fasani ricadenti in zona Cut.ri – Adozione", sul quale ha relazionato il sindaco Giuseppe Pitta, che ha subito spiegato che si rilevava dagli allegati a quel piano di riqualificazione urbana che la stragrande maggioranza della proprietà degli immobili di quel comparto, quindi ben oltre il 51% previsto dalle norme di attuazione al PUG, era della Olivieri Costruzioni srl. In quel caso poi il proponente era un privato, pertanto il sindaco ha voluto fare un plauso a tutti gli imprenditori che avevano e avrebbero investito in città.
Subito è intervenuto il consigliere Vincenzo Checchia per sollevare una domanda: «Perché in delibera non si riporta il 100%?». Per il resto il consigliere si è detto anche a nome del suo gruppo favorevole all'iniziativa e d'accordo col primo cittadino sul discorso da quest'ultimo fatto sulla riqualificazione di un'area centrale e da troppo tempo dimenticata quale quella di Santa Lucia appunto.

Partendo da una premessa già anticipata dal collega Checchia, Fabrizio Abate ha chiarito che erano assolutamente favorevoli a migliorare la visibilità dell'area in questione anche attraverso la riqualificazione delle zone che necessitavano di interventi strutturali: «…quindi qualsiasi imprenditore voglia investire sul nostro territorio troverà da parte nostra sempre la massima disponibilità, perché oggi investire su un territorio come questo non è scelta da prendere a cuor leggero». Tuttavia quello che i consiglieri di minoranza chiedevano anche in sede di adozione del precedente PUE era che i documenti fossero a posto per poter essere approvati. Per esempio, «all'epoca noi sollevammo il problema legato ai titoli di disponibilità e al fatto che vi erano dei contratti preliminari di permuta, a proposito dei quali facemmo notare anche che necessitavano dell'atto pubblico e della scrittura privata autenticata nonché della trascrizione per poter essere validi». Inoltre, come ha continuato a ricordare dettagliatamente il consigliere, occorreva altresì che l'impresa presentasse una polizza fideiussoria a garanzia del valore di permuta e quindi del bene futuro da trasferire ai proprietari dei suoli: «Oggi tale problematica in riferimento a questi tre PUE che andiamo ad approvare è superata? Io non credo che essi abbiano tutti il 100% della proprietà». Abate si è inoltre domandato se fosse necessaria la procedura VAS e, in merito alla variazione dei comparti, se essi fossero stati ritoccati, infatti «è possibile, non avendo il 100% della proprietà e nella situazione in cui siamo oggi, procedere con le procedure di esproprio senza che qualcuno degli espropriati possa evidenziare la situazione di quel vincolo e quindi trascinarci in un contenzioso?».

Quanto al primo punto affrontato dal consigliere, quello relativo ai titoli di disponibilità delle diverse proprietà facenti parte del PUE in questione, l'ingegnere Pietro Savoia ha spiegato che c'era inizialmente un preliminare di compravendita, ma quest'ultimo era stato successivamente superato con una delega esplicita alla presentazione dei PUE. Quanto invece alla VAS, il dirigente ha riferito di aver fatto la determina di esclusione, mentre per quanto concerneva i comparti vi era stata in effetti, a suo dire, una variazione. Il voto sull'accapo dunque, chiariti quei punti, è stato unanime.

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