LUCERA – Sul settimo punto dell’ultimo Consiglio Comunale dello scorso 19 luglio, “Realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza massima installata pari a 5,927 MWP, potenza di immissione pari a 4,1 MW denominato Cava Lucera con relative opere di connessione alla RTN nel Comune di Lucera. Condivisione misure di compensazione ambientale. Approvazione Schema di Intesa. Ditta: Brunale srl”, ha relazionato il dirigente del settore architetto Antonio Lucera.
Si trattava sostanzialmente di un campo fotovoltaico della potenza di circa 5 megawatt previsto prima che intervenisse la disposizione che vietava la realizzazione di impianti fotovoltaici a terra, in attesa che la Regione legiferasse in merito con un regolamento ad hoc. Da un lato infatti, come ha continuato a spiegare l’architetto, lo Stato ha limitato la realizzazione di campi fotovoltaici a terra, mentre dall’altro li ha consentiti qualora rientrino nella tipologia dell’agrivoltaico e quindi se connessi a interventi agricoli.
L’impianto del quale si stava parlando, in particolare, era assoggettato alla procedura semplificata VAS. Ovviamente la norma sia statale che regionale disciplina anche la possibilità di chiedere compensazioni ambientali, connesse però all’autorizzazione unica regionale. Tuttavia l’impianto in questione non rientrava in quella tipologia, in quanto la procedura della VAS era semplificata, cioè non assoggettabile a VIA, ad altre procedure di compatibilità e nemmeno ad autorizzazione unica, anche se sia la norma statale che quella regionale dicono a un certo punto che l’autorizzazione unica può prevedere la compensazione ambientale, quindi quest’ultima non è un obbligo.
In fin dei conti, dunque, in quel caso tutto rientrava in una condivisione tra l’istante, il soggetto proponente, l’amministrazione e la Regione, infatti, trattandosi di un procedimento gestito da questa, la stessa Regione nell’ambito dell’autorizzazione avrebbe potuto recepire quella che era la richiesta del Comune fatta in fase di elaborazione del parere tecnico dell’Ufficio, tant'è che l’architetto ha spiegato di inserire sempre nei pareri quella prescrizione a condizione che venissero elargite delle compensazioni ambientali: «In questo caso, pur non essendo tenuto a versare o comunque ad adempiere a queste compensazioni, il soggetto proponente ha scelto liberamente di dare il 3% del fatturato al Comune ovviamente in termini di opere, perché non possiamo prendere denaro dal soggetto proponente, ed esso si attesta intorno ai 150.000 euro». Ovviamente, come ha continuato a dire il dirigente, nasceva la necessità di inserire almeno preventivamente le opere che avrebbe dovuto realizzare il soggetto promotore, così preliminarmente erano state inserite due opere, che si potevano dunque riscontrare in delibera: l’una era il concertino in villa e l’altra i bagni pubblici a San Francesco. Era stata inserita inoltre una clausola in base alla quale l’amministrazione in qualsiasi momento poteva cambiare idea e inserire, qualora l’avesse voluto, qualche altra opera in sostituzione di quelle già indicate.
È infine intervenuta la consigliera Francesca Niro, la quale ha chiesto al dirigente di chiarire meglio la natura degli interventi previsti, e Lucera ha risposto che si trattava di opere finalizzate alla riqualificazione dell’ambiente.
Il voto sull’accapo è stato quindi unanimemente favorevole.
Greta Notarangelo