Il sindaco Giuseppe Pitta aveva dimenticato, durante la fase delle comunicazioni della seduta di Consiglio Comunale dello scorso 27 febbraio, di informare l’assise circa un dono da parte di Acquedotto Pugliese a tutti i consiglieri e gli assessori come simbolo di attenzione alla città. E lo ha allora fatto prima di proseguire con le interrogazioni.
A dire del primo cittadino il consigliere Antonio Dell’Aquila aveva seguito personalmente la fase di incontri con AQP, che avrebbe sottoscritto un protocollo d’intesa col Comune di Lucera in vista della Capitale Regionale della Cultura e avrebbe curato, su tutti, due grandi eventi a Lucera sponsorizzandoli e finanziandoli. Allo stesso tempo si sarebbe garantita un’attenzione particolare, in un periodo così critico, rispetto ai consumi dell’acqua, alla sua importanza e, in generale, alla tutela delle risorse idriche.
Il dono di Acquedotto Pugliese consisteva, in particolare, in borracce, e secondo Pitta il passaggio successivo sarebbe stato quello di munire il Comune di un erogatore d’acqua, in modo tale che non si consumassero più bottigliette in plastica: «Questo nell’ottica di una città che guarda all’ecosostenibilità in maniera più attenta».
Il sindaco ha quindi invitato Dell’Aquila a organizzare, quando si fosse concluso quell’iter, una vera e propria conferenza, un momento di approfondimento e di incontro coi vertici di AQP, così da rendere edotta la città circa tutto quello che si stava facendo in un periodo particolare in termini di risorse idriche nel territorio di Lucera.
Si è quindi proseguito cpon la fase delle interrogazioni. Due sono state quelle sollevate dal consigliere Fabrizio Abate, la prima rivolta al sindaco Giuseppe Pitta e la seconda al vicesindaco Claudio Venditti.
Abate ha tratto spunto da una riservata che Pitta inviò al segretario generale dott. Luigi Caso in data 14/4/2023, nella quale lo stesso sindaco sollevava alcune criticità del Settore Tecnico e scriveva testualmente di rivolgersi a lui in qualità di figura apicale del Comune e al dirigente al personale per sottolineare una gravissima inadempienza.
Subito però Pitta ha detto al consigliere di ritenere opportuno che se quella sua nota fosse stata divulgata, Abate se ne sarebbe assunto la responsabilità.
Il consigliere ha assicurato dunque di non fare nomi, ma ha chiesto di poter quantomeno sintetizzare quello che riteneva più opportuno ai fini dell’interrogazione.
A dire di Abate, Pitta aveva messo di suo pugno nero su bianco che un dirigente comunale non aveva ottemperato a quello che gli assessori e lo stesso sindaco in prima persona avevano richiesto direttamente, per cui segnalava al segretario comunale di prendere i più opportuni provvedimenti minacciando anche che nell’ipotesi in cui ciò non fosse stato fatto si sarebbe rivolto direttamente al Prefetto per sollevare da ogni responsabilità quella carica. L’incongruenza risiedeva, secondo il consigliere, nel fatto che da un lato nella delibera di Giunta del gennaio del 2025 si invitava a prendere atto e ad approvare la proposta di valutazione dei dirigenti interessati rispetto all’annualità 2022, mentre dall’altro lo stesso Pitta minacciava di rivolgersi al Prefetto.
A rispondere è stato proprio il segretario, il quale ha rassicurato Abate sul fatto che la procedura era stata svolta correttamente.
La seconda richiesta era rivolta a Venditti in qualità di assessore al Contenzioso e riguardava una questione balzata in evidenza al consigliere nei giorni precedenti con due determine dirigenziali. Si parlava in particolare delle determine 595 e 592 e la questione verteva su un giudizio della Corte d’Appello di Bari che vedeva un cittadino di Lucera contro l'ente comunale: «Come si fa a sapere il 30/12/2024 che il 17 gennaio del 2025 andremo ad approvare il PEG armonizzato?». A lasciare dubbioso Abate era quindi il fatto che si facesse riferimento a date successive riportandole in atti di dominio pubblico.
L’assessore ha pertanto assicurato al consigliere che avrebbe fatto delle verifiche in merito e ha aggiunto che per quanto concerneva la quantificazione di quello che doveva essere l’incarico riportato vi era stata una serie di problematiche, infatti non si era riusciti a seguire un iter chiaro, cioè «secondo l’avvocato Ignazio Lagrotta l’entità del compenso andava indicizzata al valore effettivo della causa, quindi bisognava fare la somma di tutti i ricorrenti con tutte le percentuali». In ogni caso, come ha continuato a chiarire Venditti, il compenso risultava duplicato perché vi erano due avvocati, grazie ai quali tra l’altro il Comune aveva ottenuto l’annullamento in Cassazione.
Il Frizzo