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Il "vento" soffia a favore della soluzione finale di viale Castello

Si è discusso a lungo sul quindicesimo accapo del Consiglio Comunale dello scorso 28 giugno, Parco eolico sito nel territorio del comune di Lucera (FG) in località "San Biagio in Bagno". Approvazione schema di convenzione per le misure di compensazione e riequilibrio ambientale.

Con l'approvazione di quello schema di convenzione, come ha spiegato il sindaco Giuseppe Pitta nella sua relazione sull'argomento, si chiudeva a suo avviso uno dei capitoli più antipatici della storia moderna della città di Lucera, la questione di viale Castello: «Ho ritenuto opportuno con la mia amministrazione di dover perseverare nell'obiettivo di portare a termine quell'opera pubblica così importante per la città nonché molto ambiziosa, frutto di un percorso di scelta tecnica molto articolato che è partito nel 2016-2017». Pitta ha continuato ricordando che i lavori si bloccarono nel 2019 dopo il taglio degli alberi e la rottura dei marciapiedi, quindi provarono a suo dire in ogni modo a sbloccare quell'opera fino a riuscire a convincere gli uffici e l'OSL che gli impegni di Cassa Depositi e Prestiti potevano essere interpretati quali soldi vincolati, così l'amministrazione aveva visto una piccola luce, salvo però essere smentiti successivamente non dalla bontà giuridica della ricostruzione bensì dal fatto che Cassa Depositi e Prestiti non aveva dato loro la possibilità di pagare le opere con quei soldi.

Attualmente invece risulta installato tra Lucera e Foggia un impianto eolico costituito da sette generatori di 5,7 megawatt cadauno, parte dei quali ricade nel territorio del comune di Lucera. L'amministrazione Pitta aveva chiesto il massimo delle compensazioni ambientali previste per legge e alla società non di fare le opere anno per anno nei vent'anni di utilizzo della produzione energetica, ma di anticipare il tutto immediatamente, e aveva inteso destinare quelle somme per completare fino all'ultima pietra viale Castello, non solo per farsi carico dei lavori già realizzati. La stessa amministrazione avrebbe dunque deciso in maniera corale di indirizzare la maggioranza di quelle somme proprio a viale Castello. Il passaggio ulteriore, del quale Pitta si è detto altrettanto orgoglioso, è stato quello di aver dedicato le restanti economie delle compensazioni ambientali completamente alla riqualificazione della 167. Alla luce di tutto ciò il sindaco ha detto di ritenere che quella fosse una giornata storica per la città, che finalmente per la prima volta sarebbe stata ripagata con opere importantissime, mentre la 167 avrebbe ricevuto il decoro che non aveva mai avuto in passato.

«Sindaco – ha esordito il consigliere Fabrizio Abate –, siamo assolutamente d'accordo sul fatto che viale Castello vada risistemata, infatti bene fa a chiedere che i lavori si facciano il prima possibile, ma il problema che intravedo è che probabilmente questa convenzione è scritta male, infatti San Biagio in Bagno a Lucera non esiste, ma c'è solo San Pietro, che però non viene citato una sola volta in tutta la convenzione». Per Abate però questo non era l'unico errore presente all'interno del documento, infatti vi erano diversi punti non chiari. Inoltre sempre a dire del consigliere il problema non era viale Castello in sé, bensì l'equità del parere tecnico del dott. Raffaele Cardillo e il dubbio se i calcoli fossero stati fatti o meno da un esperto della materia. Tuttavia, come ha chiarito subito dopo il Direttore di Ragioneria, il punto fondamentale di quella convenzione era quello di capire se quelle compensazioni ambientali sarebbero state di 1.600.000 euro oppure di più: «Il calcolo della produzione di energia attesta che la producibilità è di millesettecento ore, ma se quella verifica determina un aumento di ore ci sarà un adeguamento delle misure di compensazione». Dopo aver spiegato ciò Cardillo ha dunque invitato Abate a rileggere bene il relativo articolo.

«Innanzitutto – ha cominciato a dire invece il consigliere Francesco Di Battista entrando andando subito dritto al punto – qui la questione non è viale Castello sì o no, infatti abbiamo capito la precisa scelta dell'amministrazione». Per il consigliere però bisognava guardare in una prospettiva a lungo termine, mentre in quel caso era chiaro a suo dire che si trattava di una scelta politica fatta sulla base delle situazioni contingenti. Inoltre Di Battista ha sollecitato l'Ente a verificare se la relazione del tecnico di parte fosse o meno verità. L'altra questione sollevata dal consigliere era relativa agli allegati A e B, che facevano riferimento ai lavori di viale Castello e a quelli della 167, i quali non risultavano esserci. Quegli allegati infatti, come ha sottolineato Di Battista, erano parte integrante della proposta di delibera, quindi secondo lui il Consiglio in quella seduta non sarebbe stato in grado di votare in quanto appunto mancavano gli allegati espressamente richiamati nella convenzione che si andava ad approvare.

«Prima di tutto – è intervenuto allora il sindaco – i dati sono chiaramente indicati nella delibera e il progetto di viale Castello lo conoscono anche le pietre, quindi non posso pensare che non lo conoscono i consiglieri comunali». Pitta ha poi informato di aver già, leggendo la proposta di delibera, abbozzato un emendamento già precedentemente firmato con parere favorevole: «Voglio che venga inserita nella delibera una clausola di salvaguardia, ovvero tutto quanto dovesse essere prodotto in più dall'impianto sarà soggetto a richiesta obbligatoria di conguaglio». In più il sindaco si è sentito in dovere di fare un intervento chiarificatore: «Chiedere, come qualcuno ha sostenuto, il pagamento è un conto, ma chiedere ogni anno di riscuotere 140.000 euro di opere pubbliche espone il Comune a una perdita sicura; peraltro in un periodo storico dove abbiamo tassi di interesse per mutui di oltre il 6% e un tasso di inflazione medio che supera ben oltre il 5% ciò significa che in vent'anni si consuma interamente l'investimento». Pertanto, come ha continuato a spiegare lo stesso Pitta, con la sua proposta di emendamento si dava la possibilità all'amministrazione di chiedere qualsiasi tipo di opera e la clausola di salvaguardia sulla producibilità metteva al riparo la città. La ditta, insomma, a suo dire non avrebbe mai potuto pagare meno.

Di Battista però aveva sollevato una questione pregiudiziale, dunque la seduta è stata sospesa per fare il punto della situazione. Nel momento in cui essa è stata ripresa Cardillo è intervenuto per riferire di essere andato nel frattempo a controllare se vi fossero gli allegati e secondo lui c'erano tutti: «Voglio precisare che nella delibera sono presenti quasi sessanta allegati relativi al progetto definitivo della 167 e a quello variato di viale Castello».

Si è regolarmente proceduti quindi con la votazione dell'accapo coi vari emendamenti, che è stato finalmente approvato.

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