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Il Consiglio Comunale vuol salvare grano e pasta italiani su proposta di Antonella Matera

Sul quattordicesimo ordine del giorno, trattato durante il Consiglio Comunale dello scorso 5 giugno, "Salviamo grano e pasta italiani" ha relazionato Antonella Matera, la quale aveva chiesto l'anticipazione dell'accapo.

La proposta in esame era volta a dare un segno tangibile di sostegno e vicinanza alla categoria degli agricoltori italiani e pugliesi in particolar modo, che avevano subito lo slittamento al 2025 dell'istituzione di granaio d'Italia e del registro telematico dei cereali. L'agroalimentare, come ha continuato a spiegare la consigliera nella sua relazione, è il primo settore produttivo del paese e la Puglia è la prima produttrice italiana di grano duro con una media che negli ultimi anni si è attestata intorno ai 9 milioni e mezzo di quintali annui, il 30% dell'intera produzione nazionale, ma il 2023 è un anno drammatico perché è drasticamente diminuito il numero di aziende agricole che hanno deciso di seminare grano duro. Allo stesso tempo sono aumentati vertiginosamente i prezzi di tutti i prodotti trasformati della stessa filiera sugli scaffali. Il prezzo del grano è sceso del 40% mentre quello della pasta sullo scaffale è aumentato del 30%, ovviamente foraggiando dei sistemi puramente speculativi che rendono i consumatori ignari riguardo innanzitutto alla provenienza del grano da cui sono state ricavate le farine che compongono la pasta e i prodotti da forno. Ad essere quindi penalizzato è il primo anello della filiera, così il settore cerealicolo sta attraversando uno dei suoi peggiori momenti storici e necessita pertanto dell'avvio immediato di un sistema di azioni di contrasto e sanzioni verso i fenomeni speculativi.

Per tutte queste ragioni le associazioni di categoria e in primis CIA Agricoltori italiani ha intrapreso una mobilitazione a tutti i livelli nazionali per monitorare in maniera più stringente le operazioni di carico e scarico dei cereali al fine di aumentare la sicurezza alimentare. È stata perciò lanciata una petizione online, "Salviamo grano e pasta italiani" appunto. «Noi in più chiediamo – ha dunque chiarito Matera –, io in rappresentanza del mio gruppo, al Consiglio di rafforzare l'iniziativa mediante la votazione di un ordine del giorno che verrà in seguito inviato al Ministro della Sovranità alimentare, al Presidente della Regione Puglia e all'assessore regionale all'Agricoltura: è semplicemente un'azione di sostegno affinché il governo revochi la decisione di rinviare l'istituzione di granaio d'Italia». Il testo, nel caso in cui si fosse deciso di votarlo, era però da emendare.

È quindi intervenuto Francesco Di Battista, il quale ha riconosciuto che in effetti nel giro di soli undici mesi c'è stato un dimezzamento del prezzo del grano, mentre «è ovvio che le aziende dovendo realizzare profitto chiedono delle certezze per fare un investimento». Il consigliere ha tuttavia detto di ritenere che fosse auspicabile che l'unanimità della proposta venisse anche da parte delle sigle sindacali: «Ci sono diversi aspetti convincenti in questa proposta, ma per come sono fatto io non mi piace votare qualcosa che non conosco bene, soprattutto quando so che almeno un'altra organizzazione sindacale, Confagricoltura, la pensa in modo diverso, allora mi piacerebbe provare a sentire anche altre campane, altre associazioni, e il suggerimento anche in termini di iniziative». Di Battista ha dunque invitato l'assise a prendersi qualche giorno di tempo, passando magari anche per la commissione Attività Produttive.

Francesca Niro si è associata alla proposta del collega e ha chiesto altresì di approfondire la questione della riforma PAC, a suo dire poco chiara. Si è detto invece contrario al suggerimento del consigliere di "Lucera 2.0" Raffaele Iannantuoni, dal momento che «tanto in fin dei conti dal primo gennaio è un qualcosa che sarà obbligatorio».

Sono seguiti allora dieci minuti di sospensione, dopo i quali il primo a intervenire è stato il sindaco Giuseppe Pitta, il quale ha preannunciato il proprio voto favorevole rispetto a quella mozione. Ha poi preso nuovamente la parola Di Battista, che ha spiegato che il suo voto sarebbe stato comunque favorevole seppur con una proposta di emendamento, infatti relativamente all'aspetto del granaio d'Italia lo stesso consigliere aveva appena saputo che oltre a Confagricoltura anche Coldiretti aveva una posizione diversa, quindi «capite bene che se due delle principali associazioni di categoria nazionali su tre hanno un'idea differente, io il dubbio me lo pongo, ma visto che non volete ritirare l'argomento e vi ostinate a votarlo oggi quantomeno vi chiedo di eliminare la parte dove si parla di revoca della decisione di proroga dell'istituzione di granaio d'Italia». Non era affatto d'accordo col collega Antonio Dell'Aquila: «Noi non possiamo entrare nella disputa delle associazioni di categoria, non è questa la sede, non è nostro compito, siamo solo testimoni del settore agricolo». L'emendamento di Di Battista è stato dunque respinto.

Si è potuti allora passare alla votazione della proposta. Prima però ci sono state le consuete dichiarazioni di voto. Giuseppe De Sabato ha esordito esprimendo il proprio apprezzamento nei confronti della proposta di Matera, che certamente denotava a suo dire una sensibilità verso un settore dell'economia determinante un intero paese e in particolar modo il territorio pugliese; allo stesso tempo tuttavia pareva evidente secondo lo stesso consigliere che l'argomento si prestasse a un'analisi approfondita, ma «non essendo stato possibile ascoltare il pensiero di altre sigle, evitando che il voto contrario sia inteso come tale a un accapo di estremo interesse, preannuncio il mio voto favorevole pur comunque evidenziando che non si è voluto tener conto di ascoltare altri pareri». Anche Niro ha fatto la sua dichiarazione di voto e ha definito la proposta di delibera in esame un po' generica, «un minestrone», dal momento che «mette insieme tante cose diverse, è troppo eterogenea e al contempo vaga», ragion per cui la stessa consigliera ha preannunciato il proprio voto contrario. Anche Fabrizio Abate ha detto che avrebbe votato in modo contrario per come si era sviluppato il dibattito, infatti, come ha spiegato, non si era data la possibilità di approfondire la tematica.

L'accapo è stato dunque approvato.

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