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Fabrizio Gifuni: «Proverò a farvi innamorare di un sogno»

ROMA – Si sono tenute il 4 e 5 marzo scorsi a Roma, all’interno della Sala Spadolini del Ministero della Cultura, le audizioni dei dieci progetti finalisti per la designazione della Capitale Italiana della Cultura 2026. Ogni città ha avuto a disposizione trenta minuti per la presentazione della propria candidatura, seguiti da altri trenta dedicati alle domande della Commissione. Lucera, in particolare, ha illustrato a partire dalle ore 9.00 della seconda giornata in programma il proprio progetto, “Lucera 2026: crocevia di popoli e culture”.

Quando lo scorso 7 luglio il Ministero annunciò le candidature a Capitale della Cultura 2026, la provincia di Foggia, come ha spiegato in apertura Pasquale Bizzarro, sindaco di Deliceto e Presidente dell’Unione dei Comuni dei Monti Dauni, ha subito una scossa, data la presentazione di due candidature a pochi chilometri di distanza, ma subito dopo iniziò un confronto, mai cessato, fra trenta sindaci di altrettante comunità, un’operazione inedita per la provincia di Foggia e forse anche un unicum nazionale che ha visto infine le due candidature confluire in quella di Lucera, capitale dei Monti Dauni. Bizzarro ha ammesso che fare un passo indietro non è mai facile, ma allo stesso tempo è stato proprio grazie a un passo indietro collettivo che un intero territorio ha potuto tentare il suo salto in avanti.

A dire del sindaco di Lucera Giuseppe Pitta, intervenuto subito dopo, il progetto è custodito in due parole. La prima è “futuro”, in quanto trenta sindaci con le rispettive trenta comunità hanno tentato di costruire un orizzonte condiviso sollevando insieme lo sguardo verso un obiettivo comune e lanciando così la sfida di un modello nazionale replicabile: «Lucera 2026 non è fatta solo di eventi, ma soprattutto di venti culturali testimoni dei flussi e delle energie che su questa terra sono confluiti gettando semi duraturi, venti che ci spingono in avanti». La seconda parola per Pitta è “presente”, in quanto per tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto e per l’intera comunità il futuro è già cominciato in una terra che custodisce un patrimonio culturale di valenza europea.

A confermare quanto detto dal sindaco di Lucera è stato Luciano Toriello, portavoce del comitato tecnico-scientifico di Lucera 2026, il quale ha parlato di flussi di persone confluiti in questo territorio, di popoli che hanno lasciato impronte visibili e patrimoni culturali linguistici e sociali immateriali e tangibili: «È di questo che parliamo quando diciamo che ci sono grandi potenzialità, dunque è il momento che i semi germoglino». Anche Roberta De Bonis Patrigliani, progettista culturale che ha guidato il percorso di candidatura, ha parlato di flussi millenari che hanno consegnato in eredità una terra di patrimoni plurimi, che vanno rivalutati a suo parere soprattutto attraverso l’impiego delle nuove tecnologie e del digitale.

È quindi intervenuto Davide Calabria, Presidente del comitato dei promotori, il quale ha tenuto a sottolineare che ben centotré imprese di Lucera e della provincia di Foggia hanno scelto di investire in cultura sostenendo questo progetto: «Siamo oggi al lavoro con l’intento di eguagliare l’investimento del Ministero, ma le imprese attribuiscono allo Stato non un ruolo assistenzialista, bensì di moltiplicatore che fa di Lucera 2026 uno straordinario esperimento pubblico-privato».

Sempre a proposito di imprese, il sindaco è poi nuovamente intervenuto per aggiungere che per tenere insieme il valore del patrimonio storico e culturale che Lucera e i Monti Dauni possiedono col protagonismo civico che la candidatura ha generato, la fondazione di partecipazione è sembrata il modello di governance più funzionale e utile a gestire l’intero progetto: si tratta di un modello di gestione orientato alla tutela delle finalità pubbliche tipiche dei beni culturali e alla condivisione della gestione tra soggetti pubblici e privati nonché alla sostenibilità economica e finanziaria.

A mostrare il proprio entusiasmo per l’ambizioso progetto è stato anche Aldo Patruno, Direttore del Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del territorio della Regione Puglia, il quale ha tenuto a far sapere che la Regione Puglia è fiera di accompagnare in audizione tutte le città pugliesi candidate: «Non c’è anno in cui esse non siano arrivate tra le dieci finaliste e oggi per il secondo anno consecutivo siamo qui a sostenere un borgo della provincia di Foggia, l’area che negli ultimi trent’anni Il Sole 24 ore ha stabilmente collocato tra le ultime dieci province italiane per qualità della vita». Per Patruno è però arrivato il momento di invertire la rotta, così la candidatura di Lucera rinnova una sfida lanciata in primis a noi stessi. D’altronde, come ha continuato a dire, quando si parla di Lucera e dei Monti Dauni si fa riferimento a un ingente patrimonio paesaggistico costituito da decine di aree archeologiche e da oltre cinquecento tra chiese e castelli per lo più federiciani, da nove bandiere arancioni, quattro tra i borghi più belli d’Italia e due minoranze linguistiche. Orgogliosa di questa candidatura di territorio, la Regione Puglia ha dunque estrema fiducia in tale percorso e l’ha dimostrato sin da subito prendendo direttamente parte al processo e testandone direttamente la qualità.

All’importante evento era presente, tra gli altri, anche Stefania Russo, sindaco di Bovino e Presidente dell’Unione dei Comuni dei Monti Dauni, la quale ha innanzitutto riconosciuto che gli interventi precedenti degli altri sindaci che avevano preso la parola avevano testimoniato valori come la coesione sociale e territoriale, la cittadinanza consapevole e la sostenibilità. Pitta in particolar modo aveva illustrato un modello di gestione dello sconfinato patrimonio del territorio che avrebbe generato capacity building: «Lucera 2026 accelererà la riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico e privato dei centri storici coniugando servizi, innovazione e sviluppo delle identità, anche grazie al Manifesto dei borghi per la cultura e al riscontro che tale documento ha avuto da parte dell’ANCI: Lucera e i Monti Dauni hanno lanciato una sfida di portata nazionale». Si è dunque avviato, a dire di Russo, un percorso nuovo in cui la definizione di area interna è valore paesaggistico, culturale, sociale e identitario, non disvalore geografico ed economico.

Gli ultimi cinque minuti sono stati dedicati all’intervento di Fabrizio Gifuni (nel video dal minuto 1:11:30) e sono scaturiti, come lo stesso attore ha spiegato, dal desiderio di far innamorare di un sogno che però è già diventato un progetto e che è pronto a farsi ulteriormente azione. Cinque minuti per rendere tutti partecipi del desiderio di futuro di trenta comunità che hanno voluto dire ai giovani che in quel momento stavano seguendo l’audizione che la loro città è il luogo giusto per immaginare il domani, per restarvi o farvi ritorno. Cinque minuti dunque per testimoniare che nell’entroterra della provincia di Foggia c’è una comunità capace di moltiplicare i propri talenti e che questo è un territorio “davvero un po’ magico”. "Lucera Capitale della Cultura” a dire di Gifuni non è solo un sogno, ma un progetto che ha piantato già da molto tempo alcune importanti radici – si pensi alla rassegna teatrale “Primavera al Garibaldi” e a quella che si tiene presso l’anfiteatro augusteo “Estate, Muse, Stelle” –, per questo «il futuro in questa terra non troverà persone ferme ad aspettarlo, ma persone che gli camminano già incontro».

Greta Notarangelo

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