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Ci ha lasciato Comingio Rossi, l'avanguardista temerario che portò per primo Internet in Capitanata

Mi regalò uno spazio hosting per buttarci dentro le prime pagine html che mi accingevo a costruire usando i primi rudimentali (ma rivoluzionari) software per fare siti web. Il suo apparato futurista (impensabile per una provincia che anni dopo è precipitata agli ultimi posti della graduatoria per vivibilità) in Viale Francia a Foggia contava la presenza di giovani entusiasti avvezzi alla costruzione di quel codice astruso - scoperto al CERN di Ginevra - che trasformava lettere, simboli e numeri della tastiera del PC in pagine colme di informazioni e di immagini. E poi ingegneri freschi di laurea in informatica ma che apparivano come veterani. Diventavi piccolo al loro cospetto, come se stessi parlando con qualcuno di Cupertino e del Moscone Center di San Francisco.

Comingio venne un giorno a trovarmi nello studio per chiedermi come avessi fatto a rendere così leggere quelle pagine del mio primo sito Internet pur avendo caricato diverse immagini. Risposi che utilizzavo un piccolo software della Adobe (PageMill) installato su un Macintosh Quadra 650 a cui tenevo collegato un MoDem (MOdulazione DEModulazione dei segnali analogici su doppino telefonico in rame) Rockwell 14.400bps. Era completamente catturato dalla velocità di caricamento delle pagine. Per le immagini usavo un programma precursore di Fireworks per comprimere le informazioni delle foto e dei disegni alleggerendoli.

Con Comingio Rossi ho sempre avuto un rapporto di grande stima e ammirazione perché mi piaceva il suo modo di andare oltre la siepe, la sua temerarietà, perché sapeva che la conoscenza non poteva fermarsi a quella barriera. Per molti e per una città come Lucera - tranquilla, morigerata, spesso pigra e sospettosa nei confronti dell'innnovazione - quell'uomo che anticipava i tempi (eravamo agli inizi degli anni '90) correva troppo e parlava un linguaggio incomprensibile.

Ma comprensibile a chi sapeva vedere come lui oltre ogni barriera, anche quelle inesistenti ma inventate da chi ha sempre avuto paura di lanciarsi dal punto più alto che si possa pensare. Anche prima, nell'universo della natura agricola, sapeva capire quando era il momento di fare il grande passo. Spesso, quasi sempre, ha trovato ostacoli impensabili, perché il mondo va bene se si vive "normalmente", tranquillamente, morigeratamente.

La tecnologia, l'economia, la Politica (si vedeva che quella "di paese" gli stava troppo stretta) dell'uomo che aveva inventato ISNET (l'Internet Service Provider della Capitanata), provider che sfidava dalla provincia di Foggia i primi colossi del settore come IOL (Italia On Line), Tiscali, Agorà, Mc-Link, durante la corsa ad accaparrarsi i domini per rivenderli a cifre spropositate, era un fiume in piena che non conosceva quiete. Quando non lo sentivi parlare sentivi il suo pensiero, riuscivi ad ascoltarlo. E ne aveva conferma chi lo conosceva, quando quel pensiero si scioglieva in parole e concetti critici e segnatamente, disarmantemente analitici. Comingio Rossi ero uno sperimentatore senza sosta di nuove conoscenze (negli ultimi tempi è stato molto intenso il suo rapporto con il mondo dell'università insieme al suo inseparabile amico Pasquale Pepe, sempre partendo da Foggia, la città agli ultimi posti della graduatoria per vivibilità ma che se avesse avuto più uomini e più "credo" come Comingio forse avrebbe scalato diverse posizioni). Sotto questa miniera, però, si nascondeva una gentilezza d'animo ed una umanità che non conosceva rabbia: talvolta pareva di trovarsi con un amico d'infanzia a giocare, tanta era la genuità che si sprigionava dai suoi modi. Ciao, Comingio. Posso onorarmi di averti conosciuto ancora prima che tu ripartissi da ISNET, quando mi portasti nei pressi di San Marco La Catola perché mi mettessi a studiare una vecchia costruzione al fine di ricavarne un marchio per un grande caseificio. Ciao, amico mio, percorri anche per me le infinite autostrade di "bit in the sky".

Roberto Notarangelo

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