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«Ariosa», soffia il buon vento di San Pio, di Massimo Levantaci

L’aria è eterea, impalpabile, distante. Non si vede, non si prende, non c’è ma se manca finisce tutto. Inafferrabile, indiscutibile. Inapplicabile persino alle regole del consumismo che domina la nostra vita: impossibile da parametrare in un’economia di mercato. “Ci fanno pagare pure l’aria…”, lo diciamo quando spendiamo troppo. Proposito irrealizzabile: come dare un prezzo al nostro soffio?

Come si possa, su questi presupposti, organizzare un evento sull’aria sembrava perciò fino a qualche giorno fa un obiettivo impegnativo, certamente ambizioso, molto discutibile, estremamente fantasioso. Si fa presto a passare dall’aria… all’aria fritta: il passo poteva perciò essere breve.

La prima edizione di «Ariosa», il festival che si dà le arie, invece chiude la tregiorni sul Gargano con risultati sorprendenti. La partecipazione dei cittadini anche dei comuni limitrofi non è mancata a San Giovanni Rotondo, il luogo prescelto. La sede individuata è un altro miracolo di San Pio che, da giovane fraticello non ancora immolato ai tormenti della fede, aveva prima di tutto da mettere a posto qualche problema di salute. Il 29enne Francesco Forgione, affetto da bronchite asmatica, fu così inviato dai suoi superiori del convento Sant’Anna di Foggia ai seicento metri del piccolo chiostro garganico a riprender fiato dalle fatiche terrene. Era il 28 luglio 1916, un giorno destinato a passare alla Storia.

Tutto merito dell’aria buona: già all’epoca, infatti, correva voce che tra le alture sangiovannesi un fresco alito soffiasse tra le gole del promontorio anche nei mesi estivi. Negli anni il brand dell’aria fu evidentemente oscurato da un testimonial d’eccezione, quale si rivelò il giovane e poi sempre più maturo Padre Pio che da quelle contrade in effetti non andò più via. Ma il culto e la venerazione del frate, da parte di milioni di fedeli fino al culmine della santità, ebbero la meglio sul fattore ambientale: a San Giovanni si va da San Pio. Se poi c’è anche l’aria buona, tanto meglio.

«Ariosa», il festival dell’aria, vuol provare coraggiosamente ad affiancare due spunti di condivisione. La fede e il benessere, clinico e non solo, possono diventare il nuovo marchio di fabbrica del turismo garganico. Oggi l’aria buona di San Giovanni Rotondo conosce un momento di rivisitazione e di valorizzazione spendibile a fini turistici, oltre che terapeutici. A questi ultimi ci pensa l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza; sul turismo si può invece costruire un’offerta specifica, un piano di marketing in grado di far leva sul doppio attrattore della fede e del grande ospedale. «Questa prima edizione punta a valorizzare un’idea, rilancia contenuti impalpabili come l’aria salubre, eppure visibilissimi, se solo non perdessimo di vista l’aspirazione di ogni comunità a farsi portatrice delle proprie qualità. Noi vogliamo provarci a costruire un’offerta parallela», dice Ester Fracasso, general manager di Pugliaidea la società che ha promosso l’inedito appuntamento con il sostegno dell’amministrazione comunale. «Ariosa è l’essenza della nostra identità – ricalca il concetto il sindaco Michele Crisettiabbiamo lavorato per costruire un prodotto che potesse esaltare le caratteristiche del territorio. San Pio e l’aria pulita sono i nostri due prodotti distintivi».

Massimo Levantaci
www.massimoilblog.it

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