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Antonio Ciacca al Circolo Unione Lucera: dal "cuor" di Franz Lehár a "Tu che m'hai preso il… jazz"

Si è tenuto nella serata dello scorso 2 ottobre a partire dalle ore 19.30 presso il Circolo Unione un concerto jazz organizzato dal Rotary Club di Lucera nel quale si sono esibiti il pianista Antonio Ciacca, il contrabbassista Giulio Scianatico e il batterista Dario Riccardo. Il presidente del Rotary Filippo Carnevale ha detto in apertura dell’evento di essere onorato di avere lì con loro un grande artista del territorio ma dal calibro internazionale e ha passato subito la parola all’assistente del Governatore del Distretto 2120 Puglia - Basilicata Davide Calabria, il quale ha esordito portando i saluti istituzionali dello stesso Governare e ha spiegato che quell’evento era nato da un sodalizio col Circolo Unione per dare l’ennesimo contributo culturale alla comunità, per poi passare a illustrare brevemente il curriculum del Maestro Ciacca. Il pianista è nato in Germania nel 1969 ma ha trascorso la sua infanzia a Volturino, paese natale dei genitori. Iniziò a ricevere lezioni di pianoforte già durante il periodo delle elementari e fino a tutto il triennio delle medie.

Nel frattempo il successo è arrivato grazie alla militanza, tra le varie formazioni, nel quartetto di Steve Lacy e in quello di Benny Golson. È attivo anche come compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra e didatta. Si è diplomato in Pianoforte al Conservatorio di Bologna e ha conseguito un master in Direzione d’orchestra alla Juilliard School e in Composizione al City College of New York.

Oltre che negli Stati Uniti e in Europa, Ciacca si è esibito in Giappone, in Israele, in Quatar e in Turchia. L’occasione per trasferirsi stabilmente negli Stati Uniti si presentò nel 2007, quando gli venne offerto l’incarico di direttore della programmazione del Lincoln Center per il quale l’anno precedente aveva sostenuto un colloquio finalizzato alla selezione tra i candidati.

Attualmente è titolare della cattedra di Pianoforte jazz al Conservatorio di Piacenza.

Ciacca ha deciso di aprire il concerto con un brano, “The more I see you”, di Harry Warren, nato Salvatore Guaragna, compositore italoamericano figlio di emigrati calabresi: «… e negli anni ’20 e ’30 in America non era positivo avere un cognome italoamericano perché tanti di loro avevano altri business, quindi per lavorare nella musica si preferiva cambiare nome».

Il brano successivo altro non era che un’originale rivisitazione della famosissima composizione del conterraneo Domenico Modugno “Nel blu dipinto di blu”, terminato il quale Ciacca ha spiegato al pubblico presente in sala che esistono due modi di fare musica: «Facendo un’analogia rispettivamente col cinema e col teatro, in un caso gli attori hanno un copione, imparano la battuta a memoria e la recitano più o meno bene, e se la sbagliano la ripetono: allo stesso modo nella musica classica ti si mette davanti una partitura, la si impara e la si esegue, così c’è una distinzione molto precisa tra il compositore e l’esecutore; il problema è che noi jazzisti non riusciamo a controllare la nostra immaginazione e ci distraiamo molto facilmente, dunque c’è il grande rischio di non essere tutti sintonizzati su tempo, armonia, melodia e forma».

A proposito di immaginazione e di rielaborazione di temi noti tratti dalla musica classica, il Maestro ha proposto la rielaborazione jazz della celebre composizione “Tu che m’hai preso il cuor”, romanza tratta dall’operetta di Franz Lehár “Il paese del sorriso”, per poi concludere la serata con un arrangiamento molto rispettoso del noto brano “Moon River”, composto da un altro italoamericano che però “non cambiò nome”, Henry Mancini.

Greta Notarangelo

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