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Lucera. Il Concerto di Vivaldi in Cattedrale, di Giuseppe Trincucci

LUCERA – Certamente l’operazione poteva sembrare ardita: suonare una musica altamente barocca in un luogo altamente gotico. Ma il risultato è stato di grande efficacia. Parlo del concerto che l’orchestra del Conservatorio di Foggia composta da archi e clavicembalo, con la direzione di Gianna Fratta e il primo violino Dino De Palma ha tenuto il 6 dicembre 2023 nella Cattedrale di Lucera. Al clavicembalo un ottimo esecutore Gaetano Magarelli.

Il tempio gotico di grande altezza, che appariva ancora di più vertiginosa bellezza, ha accolto l’esecuzione delle Quattro stagioni di Vivaldi. Un'opera molto nota anche ai meno avvezzi alle note della musica classica eseguita con maestria e proprietà di linguaggio. Linguaggio perché eseguire un'opera è come leggere una poesia, e per fare onore al poeta bisogna leggere bene, con gli accenti, le pause giuste, scandendo le parole.

Il pubblico era attento e numeroso, mosso sicuramente in parte da interesse per la buona musica, in parte da curiosità e in parte per soddisfare la sua vanagloria. Certamente, ed è stato giustamente rilevato, mancava un pubblico giovane e giovanissimo. Ma questa è un’altra storia, anzi la vera storia in una comunità che vuol crescere.

Il concerto è inserito in una prospettiva di più lunga durata, oggi come preambolo necessario per costruire nella città e nella sua popolazione un nuovo senso di apprezzamento delle arti, della buona musica e per accrescere o far nascere una nuova sensibilità culturale in una città che aspira a diventare capitale italiana e regionale della cultura, tra il 2025 e il 2026. Un’aspirazione ambiziosa e sicuramente coraggiosa che mette in primo piano il negletto senso culturale e di considerazione delle arti in tutte le sue forme. La nostra città per motivi diversi è stata vittima per tanti anni di incomprensioni e di indifferenza per la cultura, in barba alle antiche tradizioni di senso civico, di intensa attenzione alla lettura del mondo, di singolarità identificativa nell’intera provincia e nell’intero territorio. Quella prerogativa che distinse Lucera nei secoli ora trova uno spiraglio di rinascita.

E ieri sera era facile pensare a un tempo felice e non lontano in cui i cittadini, apparentemente incolti, si svestivano dei panni della campagna e si ammassavano muti sotto la cassa armonica che stava in piazza Duomo in pianta stabile come d’estate in villa nel concertino, per sentire le arie delle opere liriche o la musica sinfonica trascritta per i rimbombanti ottoni o i tenerissimi oboi, flauti e clarini.

Ora c’è solo la rabbia di vedere impalcature anch’esse in pianta stabile nello stesso luogo della piazza e di un concertino in avanzata rovina nella villa comunale. Sono scene di un’altra realtà che offre altri pensieri e altre considerazioni lontane anni luce dalla serenità di una musica che scava nel cuore.

Ma non è il momento della insoddisfazione ma quello della speranza.

E torniamo a Vivaldi. Il grande prete rosso – con molte amanti e con molti debiti – espresse appieno le ansie e le aspirazioni del suo tempo offrendoci una serena risposta ai problemi che il mondo, ora come allora, poneva come motivo di ansia e di apprensione. Questi brani inseriti in una più ampia raccolta opere musicali che volle chiamare Il cimento dell’armonia e dell’inventione che di concerti ne conteneva dodici in tutto. Per le Quattro stagioni furono previsti da lui o da chi per lui, sonetti didascalici che “spiegavano le singole arie”. Per il primo tempo dell’Inverno furono scritti questi versi: Agghiacciato tremar tra nevi algenti / Al Severo Spirar d'orrido Vento, / Correr battendo i piedi ogni momento; / E pel Soverchio gel batter i denti.

Oggi diremmo interazioni tra arti che nel settecento era la regola aggiungendo che con questo concerto siamo proiettati su un futuro pieno di speranze.

Giuseppe Trincucci

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