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La scommessa della pioggia. Concorso internazionale di pittura sul Santo Fasani

LUCERA – Si è svolta lo scorso 13 novembre alle ore 19:30 nella Basilica di San Francesco, la conferenza stampa – indetta dal Rettore della stessa Basilica San Francesco D’assisi - Santuario San Francesco Antonio Fasani, Padre Andrej Ficau – relativa alla inaugurazione della mostra di pittura "La scommessa della pioggia" (Concorso Internazionale di pittura "San Francesco Antonio Fasani") prevista a partire dalle ore 19:30 di questa sera, con l'apertura ufficiale da parte di S. E. il Vescovo della Diocesi di Lucera-Troia, Mons. Giuseppe Giuliano. La Premiazione delle opere si svolgerà presso la Basilica-Santuario il prossimo 30 novembre 2024 a partire dalle ore 19:30. La mostra sarà accessibile ai visitatori fino al 10 gennaio 2025 tutti i giorni dalle ore 19:15 alle ore 21:00 (per i gruppi è possibile la visita anche di mattina con prenotazione telefonando al numero 328.9097541).

La conferenza stampa di presentazione è stata tenuta dal Prof. Avv. Enrico Follieri il quale ha illustrato le ragioni dell’iniziativa, come è avvenuta la diffusione del Bando, chi sono i partecipanti al concorso ed ha ricordatto le prossime date di apertura ufficiale della mostra e di premiazione delle opere.

LE RAGIONI DELL'INIZIATIVA

Duplice lo scopo dell'evento. Innanzitutto «rinverdire il culto di San Francesco Antonio Fasani, primo santo della Capitanata, nato a Lucera dove è vissuto per quasi tutta la vita. Il Padre Maestro – ha sottolineato Follieriha una personalità composita che presenta molte sfaccettature. Un detto della tradizione monastica e conventuale sulle qualità che deve avere un superiore recita: “Se è santo, preghi per noi; se è dotto, ci istruisca; se è prudente, ci governi”.

San Francesco Antonio Fasani è insieme: santo, grande taumaturgo per i miracoli operati in vita, dopo la morte e a tutt’oggi e per la dedizione ai poveri, ai carcerati, ai peccatori per la loro redenzione e a tutti coloro che erano nel bisogno e nelle difficoltà della vita; dotto, tanto che era chiamato da tutti Padre Maestro per la sua approfondita conoscenza teologica e per i numerosi scritti che ha redatto in italiano, ma soprattutto in latino; prudente, al punto che, pur se si ritraeva da ogni carica, è stato nominato ministro provinciale e, più volte, padre guardiano del Convento di Lucera, per le sue doti di equilibrio e capacità di ascolto e di dialogo con i confratelli».

Un altro elemento portante delle ragioni dell'iniziativa evidenziato dal Prof. Follieri è quello di «dotare la Basilica di quadri ispirati agli episodi della sua vita per formare una sorta di galleria che accompagni il pellegrino che visiti la sua cella; il bando di concorso è stato, quindi, a tema e si è scelto la “Scommessa della pioggia” perché il Nostro è ricordato come il Santo della pioggia e dell’acqua».

E qui non poteva mancare la menzione storica alla vicenda appena citata.

«Lucera era, all’epoca, capoluogo del Molise e della Capitanata e lo fu fino alla modifica napoleonica delle circoscrizioni amministrative del 1806 (Legge 8 agosto 1806 n. 132) che divise il Molise dalla Capitanata e fece di Foggia il capoluogo del Tavoliere, lasciando a Lucera solo l’amministrazione della giustizia con il Tribunale che tenne sino all’avvento del fascismo quando, negli anni venti del XX secolo, fu istituito il Tribunale a Foggia (1923); com’è noto, sempre durante il fascismo (1938), Lucera divenne nuovamente sede di Tribunale, con un circondario ristretto ad una parte della Provincia e che è resistito sino a quando (31 agosto 2015) il governo Monti lo ha soppresso, accorpandolo a Foggia.

Lucera ed il suo territorio soffriva, come oggi, della mancanza di acqua, senza avere le attuali dighe, l’irrigazione e le risorse idriche.

Tra il 1720 e il 1730 la produzione agricola e gli allevamenti di bestiame risentivano particolarmente della siccità che quell’anno non accennava ad allentare la sua morsa nemmeno in autunno inoltrato, per cui non si poteva seminare il grano, la coltura più diffusa, e gli animali non avevano dove pascolare perché non cresceva l’erba.

Come ogni anno, il Padre Maestro, preoccupato dei poveri, bussava alla porta dei grandi proprietari terrieri per ottenere offerte e, in casa Zunica, il Duca, con altri notabili, disse che quell’anno non poteva dare niente perché la siccità era tale che non si poteva seminare e gli animali morivano nelle stalle.

Il Padre Maestro replicò che l’insensibilità verso i poveri che non potevano né vestirsi, né mangiare aveva indotto il Signore a castigarli e implorava gli astanti di aiutare i poveri.

Il Duca di Zunica non si rifiutò di aiutare i poveri, ma in cambio disse: “ci darete l’acqua” e, pronto, il Santo promise l’acqua.

Il Conte Mosca, Preside della Provincia di Capitanata e Molise, invitò il Padre Maestro a stabilire un importo che si impegnavano a pagare.

Con fermezza il Padre Maestro disse che gli bastava quello che aveva nella borsa e il Preside glielo consegnò; subito imitato dal Duca Caroprese e dagli altri notabili presenti.

Il Santo raccolse tante monete e si congedò dicendo: “ho ricevuto la caparra; è giusto che mantenga la promessa”.

Quindi, tornò felice in convento e chiamò fra Antonio, a cui diede i danari, e si dedicò alla preghiera, implorando la pioggia che arrivò copiosa per tre giorni di seguito.

Questo accadimento fa emergere alcuni tratti della personalità del Padre Maestro.

Lo spirito di carità verso i bisognosi, lo spinge a promettere qualcosa che lo fa apparire addirittura temerario: non si ferma di fronte a nulla, pur di dare sollievo ai poveri.

La fede in Dio, in Gesù, nella Madonna Immacolata è smisurata e si affida a loro, convinto che non deluderanno le aspettative dei notabili che saranno premiati per l’atto di generosità e di carità.

Carità e fede, ma soprattutto la missione di pacificazione sociale che va perseguita con la solidarietà tra tutti gli appartenenti alla collettività.

Il Padre Maestro – ha concluso Follieri nel suo emozionante racconto – è anche foriero e simbolo di pace».

Se si vuole formare una galleria di quadri che illustrano la vita del Santo, «questo concorso – ha dunque ricordato il relatore – è solo il primo e l’idea è di ripeterlo ogni anno, ovviamente con episodi sempre diversi».

DIFFUSIONE DEL BANDO

Il bando di quest’anno è stato tradotto in più lingue, oltre che in italiano, in inglese, francese, spagnolo, portoghese e rumeno.

È stato inviato a numerosi centri in Italia e all’estero.

In particolare:

  • ai Conventi francescani;
  • alle Diocesi;
  • alle Accademie di Belle Arti e agli Istituti di cultura;
  • ai Circoli di artisti e pittori;
  • ai pittori ed artisti più noti e di cui si è riusciti a rinvenire l’indirizzo e-mail;
  • alle testate giornalistiche, televisive e radiofoniche;
  • ai più noti centri di vendita di cornici e colori;
  • alle Regioni;
  • a diversi Comuni.

All’estero è stato mandato in:

  • Inghilterra;
  • Spagna;
  • Francia;
  • Australia;
  • Argentina;
  • Brasile;
  • America del Nord e altri.

Al bando sono stati allegati:

  • la domanda di partecipazione;
  • l’esposizione dell’episodio della scommessa della pioggia;
  • la cronologia essenziale della vita del Santo, sino agli onori dell’altare;
  • fatti che non si è riuscito a collocare cronologicamente;
  • la locandina, con l’immagine della Chiesa e delle residue spoglie mortali del Santo, rivestite di cera.

PARTECIPANTI AL CONCORSO

L’iniziativa ha avuto successo poiché hanno aderito 44 artisti che hanno depositato 45 quadri, dal momento che uno di essi ha presentato l’opera in due versioni.

Ogni quadro è stato registrato con un numero progressivo, assegnato quando è stato consegnato alla Basilica.

I concorrenti di genere femminile sono ventuno e quelli di genere maschile ventitré, quasi dello stesso numero.

Il più grande ha ottantacinque anni, la più giovane undici anni.

La tecnica predominante nei quadri è la pittura ad olio, ben 13; seguono con tecnica mista, 10; con acrilico 8; su tavola 5 e, poi, altre tecniche 9.

Più interessante è conoscere i luoghi di provenienza.

Sono pervenuti da pittori originari di Paesi esteri, che si trovano attualmente in Italia per le più varie ragioni, sei opere: tre artisti dalla Cina; due dalla Romania; uno dal Libano.

Per l’Italia: i siciliani sono presenti con due opere; i calabresi con due; i lucani con tre; i pugliesi con diciotto, tra cui ben nove di Lucera; i campani con quattro; i molisani con uno; gli abruzzesi con due; i toscani con uno; i romagnoli con due; i lombardi con due ed i piemontesi con uno.

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