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La Capitale della Cultura 2026 e le parole di Luca Zaia

ROMA – Questa mattina presso il Ministero della Cultura è andata in scena la seconda parte delle audizioni per la candidatura della Capitale della Cultura Italiana del 2026 e Lucera è sta la prima ad essere ascoltata e poi interrogata sui punti di progetto del dossier presentato.

Mi ha colpito l'intervento del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia nel momento in cui è toccato alla candidatura della città di Treviso

Le perola di Luca Zaia mi hanno trasmesso una piccola speranza (una piacevole illusione, se vogliamo) quando ad un certo punto, rivolto alla Commissione, ha detto: «Non so in che senso deciderete, magari intenderete premiare una candidatura emergente...».

Ecco, non sarebbe male. E quelle parole vanno lette come un messaggio altruistico, quasi a voler dire, probabilmente, che il sistema di quel suo territorio già funziona così com'è e forse non ha bisogno di altro.

In ogni modo, comunque vada, Lucera, i Monti Dauni e tutti coloro che si sono spesi per questa candidatura meritano un grande apprezzamento.

Mai, come questa mattina, mi sono commosso nel veder presentare questo territorio in un modo così unitario rappresentato da Lucera e da trenta comuni dei Monti Dauni che con coraggio ed umiltà avevano deciso di rinunciare alla propria candidatura per "unirsi" proprio a Lucera.

Da qui bisogna partire per allargare la partecipazione ad una popolazione vasta e diversificata per fare sì che diventi unità pensante.

Per fare ciò ognuno dovrà, però, scrollarsi di dosso, far cadere al suolo quel mantello elitario e fin troppo "bizantino" che ha spesso, in passato, fatto assumere spocchiosi atteggiamenti di ritrosia (come nell'annunciazione della pala d'altare di Duccio di Buoninsegna o del primo Simone Martini) rispetto a quella stessa comunità che domandava sempre e mai trovava risposte.

Roberto Notarangelo

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