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Il Frizzo si rinnova. Scusate il ritardo.

Loki, Squaquicchio, Cacasenno, Fantoccino, Affe, Giammattista, Alpi, Gradasso, Trippo, Virgilio Figlio, Orazio Fringuelli… Erano gli pseudonimi con cui si firmavano gli autori degli articoli del primo giornale "umoristico, mondano, letterario" di Capitanata. Le origini del giornale “Il Frizzo” di Lucera risalirebbero al 1908, quando un gruppo di volenterosi goliardici – a quanto pare di formazione in prevalenza liceale – mosso da spirito di mondanità ed umoristico e dalla voglia di dissacrare tutto ciò che l’informazione dava “per letto”, in un panorama di scontata quotidianità, volle offrire ai lettori un modo di “leggere” le cose che non fosse quello appiattito sulle solite notizie e soprattutto riverente, specie quando il riverito era colui che si trovava a recitare sul palcoscenico della politica e dei salotti perbenistici.

Abbiamo però scoperto che “Il Frizzo”, prima di essere edito a Lucera, in una officina tipografica di via Frattarolo (a’ strad’u pesce), era il nome di un giornale nato il 2 dicembre 1906 nelle Marche, precisamente in quel di Ancona. E nulla aveva a che fare con “Il Frizzo” di Lucera. La copia numero 1 dell’anno 1 interamente scritta a mano e probabilmente riprodotta in ciclostile a tiratura limitatissima, oppure in stampa con dei clichè in lega di antimonio o forse già con le prime piccole offset), insieme alla numero 2 del 25 dicembre 1906 e alla numero 3 del 6 gennaio del 1907, a quanto pare non trovò continuità. Questi tre numeri sono stati rinvenuti presso la biblioteca nazionale centrale di Firenze.

Curioso, invece, è il fatto che lo stesso nome lo si ritroverà nel 1908 a Lucera. Come curioso risalta all’occhio lo stile e le espressioni utilizzati in quei tre numeri, con il risultato sorprendente di ritrovare la medesima matrice de “Il Frizzo” di Lucera nato successivamente. Persino la tendenza a ricorrere, nella firma degli articoli, a degli pseudonimi. Diverse possono essere le interpretazioni di tali disarmanti coincidenze. C’è stato chi ha pensato che il promotore dell’iniziativa marchigiana nel dar vita al Frizzo (che nella versione anconetana è sottotitolato con gli appellativi di “letterario ed umoristico”, mentre in quella lucerina con la frase “umoristico, mondano, letterario”) fosse originario di Lucera e che, non avendo avuto il successo sperato, avesse abbandonato l’idea spronando, successivamente, qualche vecchio amico della sua città di origine a mettere in atto il progetto – durato per diversi anni – in terra federiciana. Altri hanno pensato che dei lucerini venuti a contatto con “Il Frizzo” edito in Ancona abbiano valutato di far nascere un giornale con lo stesso nome dalle nostre parti.

A gennaio del 2003 un gruppo di amici vollero ridare vita al Frizzo a Lucera.

Provarono – emulando quello stile antico “umoristico, mondano, letterario” – ad impaginare una “Copia Zero” da dare allo stampatore che realizzò duemila copie su carta riciclata bianco-grigio e stampata ad un colore (nero).

I primi numeri cartacei non contenevano fotografie, ma disegni al tratto ed articoli che trattavano in prevalenza temi di attualità, cronaca e politica nazionali e mondiali in chiave umoristica. Le prime uscite del Frizzo incontrarono l’apprezzamento di tanti lucerini, alcuni dei quali aderirono come inserzionisti permettendo così al nuovo Frizzo di sostenere le spese delle uscite.

Purtroppo la città ha risentito dei primi contraccolpi della crisi commerciale, artigianale e medio-industriale e ciò, a mano a mano, ha portato a considerare l’eventualità di approdare sulla rete Internet facendo del Frizzo un giornale on line in prevalenza concentrato su accadimenti locali, permettendo di avere notizie sempre più fresche ed immediate rispetto al mezzo tradizionale su carta.

Con la nuova veste grafica e soprattutto il nuovo motore, “Il Frizzo” diventa dinamico (ci sarà, ovviamente, un link al vecchio sito per gli archivi precedenti) e responsive.

Ci scusiamo per il ritardo.

Il Frizzo si rinnova, quindi.

Ci abbiamo lavorato per circa sei mesi ed eccoci qui, ma sempre accompagnati da quel motto del Borsini che spesso campeggiava in prima pagina dal 1908: “Teatro è il mondo e l’uomo è marionetta. Farsa è la vita e finché si respira ognun vi rappresenta una scenetta”.

Roberto Notarangelo

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