Foggia, 20.08.2010 - «I segnali di crisi che emergono costanti da almeno 3 anni a questa parte e l’avvenuto sorpasso produttivo dei bacini del nord rispetto al nostro impongono agli attori della filiera del pomodoro e alle istituzioni l’individuazione e l’attuazione di misure innovative per la tutela e la valorizzazione del nostro “oro rosso”». Così Paolo Campo, segretario provinciale del PD di Capitanata, e Mirko Di Cataldo, responsabile del dipartimento Agricoltura dei Democratici foggiani, motivano la proposta di «attivare il comitato promotore del Distretto interprovinciale del pomodoro da industria» sul modello di quello già operativo a Parma e che coinvolge anche le province di Piacenza, Mantova e Cremona.
«La Prefettura ha operato bene e con tempestività – afferma Mirko Di Cataldo – riuscendo a favorire l’attivazione di un dialogo operativo tra i diversi attori della filiera. Ruolo che il PD aveva proposto fosse assunto dal Tavolo Verde istituito dalla Provincia di Foggia anche per favorire il maggiore coinvolgimento del territorio e delle sue rappresentanze istituzionali nell’analisi dei problemi ormai strutturali e nella individuazione di soluzioni operative». Ora che Palazzo di Governo è stato individuato come il luogo delle attività di monitoraggio dell’andamento delle relazioni tra le parti della filiera, «la Provincia potrebbe, anzi dovrebbe assumere la responsabilità di programmare quanto necessario a tutelare questo comparto produttivo dalle innovazioni studiate e applicate nel bacino settentrionale e dalle importazioni di prodotto a basso costo».
Il modello di riferimento proposto dal PD di Capitanata è quello del Distretto del pomodoro da industria, costituitosi nella forma di associazione tra produttori e industriali di filiera delle province di Cremona, Mantova, Parma e Piacenza che proprio in questi giorni ha concluso il primo biennio di attività sotto la guida dell’assessore all’Agricoltura della Provincia di Parma. Nato con 14 soci fondatori, oggi ne comprende 21 ed ha contribuito ad ammortizzare gli effetti della crisi globale su un comparto in costante espansione da almeno 3 anni.
«Affrontare i problemi derivanti, ad esempio, dalla sovrapproduzione stagionale è più facile se, volontariamente, gli attori della filiera condividono un luogo istituzionale di mediazione – riprende il responsabile del dipartimento Agricoltura –. Allo stesso tempo, questo sistema di rappresentanza diffusa migliora l’efficacia dell’interlocuzione con le istituzioni regionali e statali o delle politiche di espansione commerciale». Nessuna sovrapposizione con il Distretto Agricolo Regionale, operativo a Foggia, «la cui attività in campo scientifico e di supporto al sistema produttivo verrebbe, al contrario, valorizzata dall’interlocuzione diretta ed immediata con l’intera filiera del pomodoro da industria e non con singoli comparti o imprese».
Il modello emiliano ha un ulteriore elemento positivo: «È una struttura burocraticamente leggera e certamente non è un luogo di “potere” – sottolinea Paolo Campo – così da evitare i rallentamenti operativi ed i veti incrociati».
«Svolgere un’azione di governo nel contesto attuale è quanto mai complesso e difficile, perché si tratta di ingaggiare una sfida con noi stessi, con le nostre convinzioni ed i nostri modelli amministrativi e operativi – afferma il segretario provinciale del Partito Democratico –. Sfuggirvi, rimanendo inerti o facendosi vincolare dalle competenze amministrative, significherebbe abdicare la funzione politica e istituzionale. A nostro parere, la Provincia di Foggia è il luogo più votato alla elaborazione e strutturazione di questa iniziativa, sempre che il presidente e l’assessore all’Agricoltura – conclude il segretario provinciale del PD – decidano di passare dalle parole ai fatti, mettendoci l’inventiva necessaria a caratterizzare l’azione amministrativa».
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